Coronavirus

Val Seriana, la foto dei militari che adesso inchioda il governo

Il senatore della Lega spiega che la gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza, anche delle zone rosse, è esclusiva competenza dello Stato "come si legge nel Dpcm dello scorso 8 marzo"

Val Seriana, la foto dei militari che adesso inchioda il governo

Basta scaricabarile sulla creazione della zona rossa in Val Seriana per tentare di arginare la diffusione del coronavirus, le responsabilità sono chiare e vanno cercato a Roma e non in Lombardia. È questo il succo di un messaggio durissimo di Roberto Calderoli all’indirizzo del premier Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio, nei giorni scorsi, aveva criticato l’operato del governatore lombardo Attilio Fontana parlando delle mancate chiusure dei comuni di Alzano e Nembro.

"È indiscutibile che la gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza, anche delle eventuali zone rosse, sia assoluta ed esclusiva competenza dello Stato, come si legge nel Dpcm dello scorso 8 marzo dove viene ribadita la competenza esclusiva statale in questi ambiti", ha dichiarato il senatore leghista e vice presidente del Senato.

Calderoli ha continuato affermando che "se proprio vogliamo vedere il caso specifico della zona rossa in Val Seriana, se vogliamo dissipare ogni dubbio, basta riguardare le immagini del 4, 5 e 6 marzo, con centinaia di carabinieri e militari radunati per due giorni in un hotel a Ciserano pronti, dopo aver già effettuato i sopralluoghi, per salire in Val Seriana per i blocchi stradali".

In considerazione di tutto ciò, il senatore leghista chiede: "E chi comanda i carabinieri e i militari, chi decide dove dislocarli e richiamarli? I ministeri, non certo la Regione Lombardia che non ha alcun potere a riguardo". "Per cui- ha continuato il vice presidente del Senato- basta con questi scaricabarile".

Al centro della disputa vi è la disputa sulla creazione della zona rossa nella Bergamasca tra Regione e governo durato diversi giorni, dal 3 marzo fino alla "chiusura" della Lombardia. Nei giorni scorsi, il presidente del Consiglio aveva dichiarato che "se la Lombardia avesse voluto, avrebbe potuto fare di Alzano e Nembro zona rossa" visto che "le Regioni non sono mai state esautorate del potere di adottare ordinanze contingibili e urgenti".

Il governatore Attilio Fontana, intervenuto al Tg4, aveva prontamente replicato: "Ammesso che ci sia una colpa, la colpa eventualmente è di entrambi, ma io non ritengo che non ci siano delle colpe in questa situazione perché noi avevamo chiesto che venisse istituita una zona rossa intorno a Nembro e Alzano e la risposta è stata una zona rossa in tutta la Lombardia". Secondo Fontana, con il provvedimento del governo dell'8 marzo non si poteva intervenire per realizzare un'ulteriore zona rossa “che in realtà era già stata realizzata, il concetto di zona rossa era di impedire la circolazione, assumere tutte quelle restrizioni che sono state assunte con il provvedimento ed estese a tutta la Lombardia".

Conte aveva successivamente controreplicato precisando di non aver voluto sollevare polemiche o "ricercare le responsabilità di altri. Ho bisogno della collaborazione di tutti, governatori e sindaci. Mi è stato chiesto se il governatore della Lombardia poteva assumere ordinanze più restrittive e abbiamo risposto che non abbiamo impedito di farlo, altri governatori lo hanno fatto. Ma non voglio imputare o scaricare responsabilità. Abbiamo sbagliato o fatto bene? Noi riteniamo di aver agito in scienza e coscienza e ce ne assumiamo tutta la responsabilità.

Ci sarà poi il tempo per giudicare e io non mi sottrarrò".

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