Roma Ci voleva la perfidia del leghista Roberto Calderoli, cui a Palazzo Madama non sfugge niente, per mettere alla berlina la sceneggiata del Movimento Cinque Stelle, assetato di telecamere: «Vi ho invidiato ieri, quando avete occupato i banchi del governo, gridando contro l'attentato alla democrazia - ha raccontato in aula, durante il dibattito sul Rosatellum - Io però al vostro posto, davanti ad un vero attentato, sarei rimasto lì a oltranza. Peccato invece che, un secondo dopo, ho visto il vostro capogruppo Endrizzi, nel corridoio dietro l'aula, che trattava con il presidente Grasso, cui avevate appena urlato di dimettersi, offrendogli di sospendere la protesta in cambio della diretta televisiva».
Poi, davanti alle facce imbarazzate dei senatori grillini, Calderoli ha infierito: «Se il Movimento Cinque Stelle ha svenduto la propria protesta per una diretta televisiva, è chiaro che fa parte della commedia contro cui strilla. Ma, alle prossime elezioni, il M5s farà la figura della comparsa».
Entra dall'aula, esci dall'aula, metti la benda, togli la benda, corri in piazza a denunciare il centoventesimo golpe, torna dentro a occupare sedie altrui, a sbraitare contro Verdini, contro Renzi, contro la «schiforma elettorale», contro la fiducia definita variamente «mafiosa», «fascista», «oscena»: gli ultimi giorni del senatore grillino medio sono stati un vero tour de force in favore di telecamera. Lo stile ricorda quello delle curve dello stadio. C'è chi ha provato ad attirare l'attenzione ripetendo cinque volte lo stesso pistolotto scritto dal solerte ufficio comunicazione della Casaleggio; chi ricorrendo al gestaccio dell'ombrello nell'emiciclo; chi spiegando che il Rosatellum è «il Bunga-Bunga», «un'orgia tra i candidati»; chi inaugurando l'intervento parlamentare a due voci («Uno sa scrivere e l'altro sa leggere», commentano dai banchi dem).
Dietro le quinte, nel frattempo, molti eletti grillini si fregano le mani: con l'approvazione del Rosatellum si sono liberati dal terrore delle preferenze (che al Senato, con il Consultellum, erano addirittura su base regionale). Chi, con il benvolere della Casaleggio, verrà rincandidato avrà la ragionevole certezza di conservare lo stipendio. E questo conta.
Intanto, da Milano, trapela la notizia - smentita da Grillo - di una separazione «consensuale e concordata» tra il blog del comico, finora megafono del movimento, e il partito casaleggiano: un nuovo «passo di lato» di Grillo, che vuole mettersi al riparo dai rischi della politica e - scrive il Corriere della Sera - «tornare a temi più legati al mondo dello spettacolo». LCes
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