Califfato Emiliano: piazza i fedelissimi e "oscura" le donne. La Puglia in rivolta

Proteste per il metodo del governatore. Cestinate le promesse dem sulle quote rosa

Califfato Emiliano: piazza i fedelissimi e "oscura" le donne. La Puglia in rivolta

Da sceriffo a califfo. A dar retta ai (tanti) scontenti del Pd pugliese, il governatore Michele Emiliano ha completato la sua parabola con l'operazione-liste compiuta sull'asse Bari-Roma a Ferragosto: in corsa ci sono tutti i suoi fedelissimi, e sono uomini. Quattro, per dire, sono quelli scelti come capilista del plurinominale alla Camera: il segretario regionale e parlamentare uscente Marco Lacarra a Bari, il capo di gabinetto di Emiliano, Claudio Stefanazzi (che non ha nemmeno la tessera del Pd), a Lecce, il parlamentare barese Ubaldo Pagano a Taranto, mentre a Foggia corre da capolista Raffaele Piemontese, assessore al Bilancio nella giunta di Emiliano.

E a scatenare i malumori interni è anche il listino per il Senato, dove capolista è Francesco Boccia e al numero due, che dovrebbe essere l'ultimo utile, trova posto Valeria Valente, senatrice napoletana uscente, che precede il commissario dem a Taranto e responsabile economico della segreteria di Letta, il bergamasco Antonio Misiani. Solo quarta, praticamente non eleggibile, la presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, salentina, tra i motivi che hanno fatto dissotterrare l'ascia di guerra al Pd leccese. Alla Capone non resta che sperare che la Valente e Misiani, candidati anche in altri collegi, la spuntino lontano dalla Puglia. Ma resta il dato di fatto: nemmeno un mese fa, Enrico Letta ringhiava severo ricordando che «la legge uomo-donna si applica, non venite a chiedermi cose che non si possono fare». Ma, almeno in Puglia, la parità di genere e i bei principi dello statuto dem sembrano essere andati a farsi benedire.

Come detto, però, le reazioni non si sono fatte attendere. «Letta si era impegnato nella formazione delle liste a garantire il principio della parità di genere (come previsto dal nostro Statuto che riserviamo di impugnare) e della territorialità», ringhia una nota della Conferenza regionale Donne democratiche, rimarcando come «l'approvazione delle liste pugliesi» ha «completamente dimenticato tali principi», tanto che «le donne perdono quota e cosi ci ritroviamo con ben 5 capilista uomini e nessuna donna candidata in posizione utile ed eleggibile», concludono le rappresentanti Dem, ricordando poi l'assenza di candidati «eleggibili» espressione del territorio salentino, conclamata anche dalle dimissioni, per protesta, del segretario provinciale Ippazio Morciano. Durissimo anche Fabiano Amati, consigliere regionale e avversario di Emiliano, che definisce «invotabili» e «pure illegali» le liste Pd pugliesi. «Non era stato il segretario Letta a dire che vogliamo un partito femminista? Non era stato il presidente Emiliano a dire che la violazione della parità di genere ci rende impresentabili?», chiosa Amati, chiedendo al suo partito «l'immediata modifica delle liste», invertendo «il genere dei capilista in almeno due collegi proporzionali della Camera», per concludere ironizzando sull'attenzione che Emiliano riserva al genere femminile: «Considera le donne ostriche imperiali se il conto lo devono pagare gli altri e cozze patelle se il conto deve pagarlo lui».

Netto anche il giudizio, su Twitter, del senatore uscente e componente della direzione del Pd Dario Stefano, che ha lasciato i dem dopo non essere stato ricandidato: La volontà di Letta e Boccia di trasformare

questo partito tradizionalmente maschilista in un partito femminista che dia spazio alle donne si è arenata con la sostituzione capigruppo Pd Camera e Senato nel 2021. In Puglia, nessuna donna capolista. Nessuna vergogna?».

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