Strage a Nizza

Quel califfato nascosto dietro la Promenade

Non lontano dallo splendore della Costa ribolle una delle peggiori fogne dello jihadismo

Quel califfato nascosto dietro la Promenade

Dietro il Negresco e la Promenade des Anglais di Nizza, a pochi chilometri dallo splendore scintillante della «Croisette» di Cannes, a dieci minuti d'auto dai pontili tutto lusso ed opulenza riservati agli yacht di emiri e sceicchi, ribolle una delle peggiori fogne dello jihadismo francese. Lì in quella palude grigia, dilagata attorno alle torri cementificate di quartieri come il «Bon Voyage» o l'«Ariane» di Nizza e alle moschee salafite di Torcy a Cannes, si mescolano emarginazione e droga, criminalità e islamismo radicale.

Lì tra spacciatori, sale di preghiera clandestine e piccoli traffici illegali si distilla l'humus in cui prospera l'odio jihadista. Da quei quartieri sono partiti e continuano a partire per i campi di battaglia decine di giovani francesi. Giovani nati in Francia, ma figli d'immigrati arrivati nelle retrovie della Costa Azzurra due o tre generazioni fa. Famiglie molto spesso mai integrate e mai diventate autenticamente francesi. Famiglie che hanno messo al mondo casseur, piccoli spacciatori e delinquenti seriali. Famiglie che dopo aver visto i propri figli passare dalle retrovie della criminalità alle prigioni di massima sicurezza hanno assistito all'ennesima metamorfosi. La metamorfosi che grazie ai predicatori penetrati nelle carceri d'Oltralpe, trasforma banali farabutti di periferia in appassionati ed assidui frequentatori di moschee e sale di preghiera. E li spinge infine ad ad eclissarsi lungo i tortuosi sentieri della clandestinità che conducono in Siria ed Iraq.

I dati parlano chiaro ed evidenziano una realtà rimasta semi-sommersa fino al terribile attentato di giovedì notte a Nizza. I circa duecento casi di radicalizzazione jihadista segnalati dalla Prefettura del Dipartimento delle Alpi Marittime - quello di cui fanno parte Nizza e Cannes e il loro retroterra - disegnano il panorama di una regione diventata, assieme all'Ile-de-France, la vera culla del fanatismo e del jihadismo d'oltralpe.

Una regione dove - ancor prima della strage del Bataclan sono state chiuse cinque sale di preghiera clandestine punto di ritrovo dell'islam più intollerante. Da qui - secondo l'ufficio del Prefetto François­-Xavier Lauch - sono partiti almeno 55 volontari diretti verso Iraq e Siria. Insomma in questa regione famosa per i miliardari di Monaco e i fasti del Festival di Cannes - è stato arruolato il dieci per cento di quella legione jihadista francese che conta ancora 600 combattenti attivi.

L'uomo simbolo di quest'avanguardia di tagliagole si chiama Oumar Diaby, ma tra le viuzze di Ariane, la kasbah cementificata a nord di Nizza dove inizia la sua carriera di criminale spacciando hashish e marjuana, lo conoscono come Omar Omsen o, meglio, l'Emiro. La storia di combattente e grande reclutatore di questo senegalese 41enne inizia dopo una detenzione di cinque anni nelle carceri d'oltralpe. Quando nel 2009 torna tra i casermoni di Ariane Omar è un jihadista fatto e finito. A regalargli una popolarità che ormai supera i confini della Costa Azzurra sono gli spumeggianti filmati di propaganda jihadista intitolati «19HH». Quei filmati - considerati i prototipi dei video di propaganda sviluppati in seguito dallo Stato Islamico - lo trasformano da avanzo di galera in un predicatore della rete forte del sostegno di decine di migliaia di seguaci. Il grande salto arriva nel 2013 quando l'ex spacciatore si trasferisce in Siria. In pochi mesi da Nizza e dintorni scompaiono decine di ragazzotti islamisti pronti a tutto pur di seguirlo anche sui campi di battaglia. Lui nel frattempo ha assunto il nome di Emiro Omar Omsen e sostiene di guidare guida una katiba (Compagnia) di una settantina di combattenti agli ordini di Jabat Al Nusra, la fazione siriana di Al Qaida. Un emiro tornato a predicare anche dopo le ferite che nel giugno 2015 sembravano costargli la vita. Rimesso in sesto grazie ad un ricovero in un paese arabo l'Emiro Omsen ha annunciato la propria resurrezione in un'intervista trasmessa recentemente dalla rete nazionale France 2. Un'intervista condivisa su Youtube da centinaia di migliaia di ammiratori.

Tra cui forse anche il massacratore di giovedì notte.

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