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"Cambiamola ora", "Non è il momento". Scontro sulla legge elettorale

Il M5S chiede che riparta l'iter della riforma elettorale. Le perplessità di Forza Italia, Lega, Pd e Italia Viva: tema divisivo e tempi non maturi. I partiti di maggioranza non trovano una linea unitaria

"Cambiamola ora", "Non è il momento". Scontro sulla legge elettorale

La discussione sulla legge elettorale si infiamma tra i partiti di maggioranza, divisi sia sul merito della questione sia sulle tempistiche per affrontare un tema così spinoso. A meno di clamorosi inciampi del governo Draghi nei prossimi mesi, la legislatura dovrebbe arrivare a scadenza naturale nella primavera del 2023 e dunque c'è chi ha iniziato a pensare alle prossime mosse da fare in ottica riforma elettorale. Tuttavia le forze politiche di maggioranza presentano orientamenti diversi e non mancano scontri su un fronte che può rappresentare l'occasione in grado di provocare l'ennesima spaccatura.

Il pressing del M5S

Il Movimento 5 Stelle chiede che l'iter della riforma elettorale riparta in commissione Affari costituzionali della Camera, fissando il termine degli emendamenti sul testo base: si tratta del Brescellum, un sistema proporzionale con soglia di sbarramento fissata al 5% sul piano nazionale. Tuttavia il testo fino a questo momento è rimasto in stand-by a causa delle divergenze che contraddistinguono i vari partiti di maggioranza. Ora il M5S, con la capogruppo in commissione Vittoria Baldino, ne chiede la ripartenza dell'esame.

Le perplessità dei partiti

La maggioranza però non ha raggiunto una linea unitaria: allo stato attuale manca la condivisione necessaria per partorire una nuova legge elettorale. Quasi tutti i partiti hanno espresso una serie di dubbi, da Forza Italia alla Lega passando per Partito democratico e Italia Viva: le perplessità riguardano l'opportunità di riprendere in mano un argomento divisivo e sul quale i tempi non sarebbero maturi. Il ragionamento, riferisce l'Agi, è che senza un'ampia condivisione non si possono cambiare le regole del gioco.

"È incredibile: con una guerra alle porte, una pandemia e una crisi sociale, energetica ed economica senza precedenti, c’è qualcuno che pensa alla legge elettorale...", è il commento del leghista Matteo Salvini. Andrea Giorgis del Partito democratico ha assicurato che il Pd è pronto a discutere di legge elettorale, ma al tempo stesso ha avvertito che "non è disponibile ad alcuna forzatura, che tra l'altro non porterebbe da nessuna parte". Per Marco Di Maio di Italia Viva aprire in questa fase il dibattito sulla legge elettorale "è la dimostrazione che si vive lontani dalla realtà", con il serio rischio di indebolire il governo e di dividere la maggioranza.

Non ne vuole sapere Giorgia Meloni, secondo cui "è indegno che in Italia ci sia questo costume di cambiare ogni volta la legge elettorale pochi mesi prima delle elezioni sulla base delle convenienze di chi ha i numeri i quel momento". Non a caso Fratelli d'Italia ha presentato una legge che prevede che una nuova legge elettorale possa entrare in vigore solo due anni dopo l'approvazione.

Per FdI la stella polare resta quella del maggioritario, considerato un sistema "che garantisce alleanze chiare e maggiore aderenza del parlamentare al gruppo".

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