Il M5s accelera sul taglio dei parlamentari. Pd e Leu non si fidano e chiedono garanzie. Matteo Renzi non si muove e aspetta il passo falso per entrare nella partita. I Cinque stelle hanno fretta di chiudere, incassando il risultato prima di entrare nella fase calda della manovra. Gli altri partiti della maggioranza giallorossa fiutano la trappola grillina. Ieri però, il penultimo match, prima del via libera definitivo della Camera al provvedimento che riduce i componenti del Parlamento, segna un punto a favore del Movimento: la commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato la riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari. Hanno votato a favore i partiti della maggioranza, contro Forza Italia (presente con un solo rappresentante) e +Europa. Assenti i deputati di Lega e Fratelli d'Italia. È stato votato il mandato al nuovo relatore Giuseppe Brescia, che è presidente della commissione. Il 7 ottobre l'Aula di Montecitorio è chiamata a dare il via libera finale. Poi si aprirà la finestra sull'eventuale referendum. Pd, Leu e Italia Viva fino ad oggi non avevano mai votato in favore del taglio dei parlamentari. Il cambio di linea è frutto sia della nuova maggioranza giallorossa che di un accordo politico che porterebbe ad altri interventi legislativi. A cominciare dalla modifica della legge elettorale.
Ma Pd e Leu temono che i grillini, incassato il taglio, facciano melina sugli altri provvedimenti. Da qui la richiesta di un vertice di maggioranza prima del 7 ottobre per confermare l'impegno assunto e scritto nel programma di avviare un percorso di riforme che «controbilancino» gli effetti del taglio dei parlamentari. Ma i primi malumori già saltano fuori. «È una riforma che alla Camera passerà difettosa, che ha bisogno di molte correzioni per stare in piedi: un attento lavoro sui regolamenti delle aule parlamentari, una nuova legge elettorale. Soltanto alla fine di questo percorso, potremo dire di aver fatto una buona legge», commenta Andrea Marcucci capogruppo dem a Palazzo Madama.
La linea di Zingaretti e gli altri è chiara: votiamo il taglio degli eletti ma contestualmente si mettano in cantiere le altre riforme volte a «controbilanciare» gli effetti della riforma pentastellata. Per il Pd, i punti nodali sono: «Approvazione al Senato degli emendamenti che abbiamo presentato al ddl costituzionale sul voto ai 18enni; apertura di una sessione straordinaria delle Giunte sulle modifiche ai regolamenti di Camera e Senato ad opera dei presidenti Fico e Casellati», spiega Emanuele Fiano, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali.
Appello che il Movimento cinque stelle accoglie senza salti di gioia. Dice Brescia, il relatore del provvedimento: «Siamo consapevoli che bisognerà adeguare le istituzioni a questo cambiamento storico» conseguenza dell'approvazione definitiva del taglio dei parlamentari. E spiega: «Dovremo discutere di una nuova legge elettorale e della riforma dei regolamenti parlamentari, insieme ad alcuni ritocchi alla Costituzione, come per esempio la riduzione dei delegati regionali per eleggere il Capo dello Stato.
Diamo dunque la massima disponibilità ad affrontare questi temi quanto prima, con lealtà e serietà».Il leader della Lega Matteo Salvini, dal proprio canto, si dichiara pronto a dare il voto al taglio «a patto che non sia merce di scambio con il Pd».
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