
È il 1971 quando Armando Parusso decide di imbottigliare per la prima volta il suo vino. Fino ad allora la sua famiglia si era dedicata all’allevamento di bestiame e all’agricoltura, e il vino ottenuto dalle vigne della cascina Rovella in località Bussia a Monforte d’Alba, nel cuore delle Langhe, era bevuto in famiglia o regalato a qualche amico. È in quel momento che una famiglia di agricoltori si trasforma in una famiglia di viticoltori e inizia una storia che in poco più di mezzo secolo ha scritto pagine molto interessati nel territorio del Barolo.
Oggi l’azienda Parusso gestisce 28 ettari di vigneti nei comuni di Monforte d’Alba e Castiglione Falletto. È guidata dai figli di Armando, Marco e Tiziana, che si avvalgono della collaborazione di dieci persone ed è già pronta la nuova generazione, con i figli dei due fratelli che si sono già affacciati in azienda.
La filosofia produttiva spinge molto sul rispetto del territorio e della simbiosi tra uomo e natura. Le terre sono trattate con humus di altissima qualità, ciò che lo rende ben aerato, vivo, nutriente. La terra tra i filari è inerbita in modo che le viti siano stimolate a produrre radici più lunghe che rende le piante più sane e resistenti ai cambiamenti climatiche. Alle tecniche più tradizionali, che non sono mai state abbandonate, negli ultimi anni si è affiancata la microzonazione, lo studi dei singoli suoli che permette di differenziare il lavoro in vigna su ciascuno di essi per ottenere il migliore risultato. La vendemmia è rigorosamente manuale e tende a essere fatta piuttosto tardi per portare in cantina uve mature e ricche di frutto.
L’orgoglio di Parusso sono certamente i cru, che sono tre: il Bussia, con terreni marnosi, di arenaria, dà vita a vini particolarmente fini ed eleganti. Il Mosconi, a Monforte d’Alba, è più ricco di tufo e garantisce ai vini una maggiore struttura e potenza. Il Mariondino a Castiglione Falletto, su suoli di marna e arenaria e un po’ sabbiosi, rende i vini speziati e leggermente anticonvenzionali.
La carta dei vini naturalmente valorizza queste differenze. Ho assaggiato di recente due annate dal Barolo Bussia, la 2019 e la 2020, che matura 18 mesi in piccole botti di rovere a contatto con i lieviti indigeni. Si tratta di un vino di classe infinita, dal colore rubino profondo con scie granate, dal naso di frutta rossa, di spezie e un’onda balsamica davvero piacevole e una bocca setosa, con tannini davvero vellutati. In particolare l’annata 2019 si conferma superlativa, la 2020 deve ancora farsi le ossa ma sembra avviata anch’essa su livelli di eccellenza.
Ho degustato anche l’annata 2015 del Barolo Bussia Riserva Oro Vigna Rocche, un capolavoro di complessita e di ricchezza aromatica, soprattutto con quel finale al naso (che torna in bocca), di tartufo bianco e tabacco. Un grande vino, quasi da meditazione.
In carta ci sono anche il Barolo Mosconi, il Barolo Mariondino, le altre due riserve “Oro” (prodotte solo in talune annate) Vigna Munie e Perfrancesco, il Barolo di assemblaggio tra le varie zone Perarmando, il Langhe Doc Nebbiolo, il Barbera d’Alba Doc, il Dolcetto d’Alba Doc, il Langhe Bianco Doc Rovella a base Sauvignon, il Langhe Doc Bianco e gli interessantissimi metodo classico, che riprende la storica tradizione della spumantizzazione della base Nebbiolo, che conquistò anche il non ancora presidente americano Thomas Jefferson in visita in Piemonte a fine Settecento: c’è una versione classica e una rosé entrambe con 36 mesi di sosta sui lieviti. Si produce anche un metodo classico Extra Brut 100 Mesi da veri appassionati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.