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Pensioni d’oro e dipendenti in attesa degli arretrati: le spese della Camera

Zelanti e precisi se bisogna pagare gli onorevoli, un po’ meno se a chieder rimborsi e arretrati sono i dipendenti. Il documento ufficiale del bilancio 2022 della Camera.

Pensioni d’oro e dipendenti in attesa degli arretrati: ecco tutte le spese della Camera Esclusiva

Zelanti e precisi se bisogna pagare gli onorevoli, un po’ meno se a chieder rimborsi e arretrati sono i dipendenti. Così nei palazzi del potere, in particolare alla Camera dei Deputati come salta fuori dal bilancio di previsione 2022 visionato da IlGiornale.it.
Un bilancio in cui ben 81 milioni e 305 mila euro sono destinati alle indennità parlamentari. Ma spulciando le previsioni di spesa per i 943 milioni messi a disposizione di questo ramo del Parlamento, sono parecchie le voci di spesa che lasciano quantomeno interdetti.

A partire dal “debito” ancora da saldare per l’anno 2021 che ammonta a 264,9 milioni. Un “avanzo di amministrazione”, come si legge, causato dalla “copertura di eventuali spese non prevedibili”. Si fa riferimento alla gestione della pandemia Covid e alle risposte che “gli organi di direzione politica e l’Amministrazione sono stati in grado di mettere in campo per contenere e contrastare l’epidemia da Covid-19, da un lato, e per garantire la continuità dei lavori parlamentari, dall’altro”.

Per quanto riguarda le indennità dei parlamentari si nota, però, che non risulta nessun avanzo dal 2021: la Camera è perfettamente in pari con gli “stipendi” dei deputati. La stessa cosa non si può dire per tutto ciò che riguarda il personale dipendente – come anticipato - che vede il residuo dell’anno passato ammontare addirittura a poco meno di 127 milioni. A questa somma si aggiungono 170 milioni previsti per l’anno corrente, per un totale di circa 183 milioni da dividere tra stipendi, indennità di incarico, spese di missioni e altri rimborsi.

Stessa cosa per i rimborsi spese degli onorevoli: significative sono le somme previste e altrettanto quelle ancora da erogare. Si tratta di 636 milioni previsti per l’anno corrente che vanno ad aggiungersi ai 667 mila euro rimasti impagati nel 2021. Un totale, quindi, di 643 milioni che va a coprire – praticamente – ogni passo, nei pressi del palazzo e fuori, degli onorevoli.
La più ingente è quella relativa al “rimborso spese per l’esercizio dell’attività parlamentare” di 27 milioni e 900 mila euro che tutti i parlamentari utilizzano, o dovrebbero utilizzare, per i collaboratori, le consulenze, la gestione dell’ufficio, l’utilizzo di reti pubbliche di consultazione dati e per i convegni a sostegno delle attività politiche. A seguire, per la diaria, cioè il rimborso delle “spese di soggiorno” a Roma, a disposizione per il 2022 ci sono 26 milioni e mezzo.
E se tra i corridoi di Montecitorio è abitudine vedere i deputati rincorrersi tra una telefonata e l’altra, è vero anche che la Camera non tralascia questo particolare: per le spese telefoniche sono infatti stanziati 770 mila euro.
Il disco non cambia per la questione trasporti: tra polemiche all’ordine del giorno su politici in sella a un aereo privato, è evidente che i rimborsi per gli spostamenti sono effettivamente molto copiosi. Tra treni, aerei, noleggio di auto private e telepass – considerato che i parlamentari viaggiano “gratis” su tutte le reti autostradali – per il 2022 sul tavolo sono stati messi ben 10 milioni e 700 mila euro. Una cifra poco più alta di quella avanzata del 2021, 8 milioni e 800 mila euro. Sul totale, quindi, di 19 milioni e mezzo, il trasporto aereo occupa il primo posto con un’erogazione di circa 7 milioni, che diventano 13 e mezzo a causa del salato debito, anche qui, non coperto completamente lo scorso anno dalla Camera dei Deputati.
Occhi aperti e portafogli alla mano anche per il trasporto urbano: la viabilità di Roma Capitale è caotica e stressante, motivo per cui l’Amministrazione mette in campo altri 979 mila euro totali, tra quelli previsti e quelli non erogati, per i permessi Ztl dei parlamentari.

Discorso un po’ diverso, invece, per l’attività parlamentare pura: nessun finanziamento né contributo previsto per il 2022 ai “partiti e movimenti politici e ai comitati promotori di referendum”. La Camera, quindi, con uno zero tagliato di nuove spese, dovrà fronteggiare in questo anno solo l’avanzo di 2 milioni e 100 mila euro.
Da notare, inoltre, anche il lavoro che riguarda le commissioni parlamentari, in particolare quelle di inchiesta. Si notano infatti sostanziali differenze tra le erogazioni dell’anno precedente e quelle previste per questo anno. Differenze che si rispecchiano anche internamente e cioè legate alle cifre precise destinate ad ogni inchiesta.
Il podio se lo guadagna l’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e le attività illecite ad essa collegate, con uno stanziamento di 200 mila euro, a seguire l’inchiesta sul sistema bancario alla quale vengono indirizzati 180 mila euro.
Situazione completamente diversa sulla super discussa inchiesta sul Forteto alla quale la Camera destina solo 25 mila euro. Altro buco nero la particolare situazione che riguarda Giulio Regeni: si legge, infatti, che nel 2021 erano stati erogati 80 mila euro alla Commissione competente, cifra che si trasforma in uno zero assoluto per l’anno corrente. È stato quindi deciso di non erogare nessun compenso per il proseguimento di questa inchiesta.

Se qualcuno si chiedesse, poi, se anche il Parlamento paga le tasse la risposta è sì. La Camera dei Deputati, infatti, tra tasse e imposte ha un avanzo ancora da colmare di 9 milioni di euro e ha previsto per il 2022 la cifra di 30 milioni e mezzo.

Infine, l’evergreen: le pensioni d’oro. Per la categoria “Deputati cessati dal mandato”, cioè tutti coloro che non svolgono più l’attività di parlamentare, spettano addirittura 4 tranche di contributi. Il vitalizio diretto, cioè l’erogazione mensile al termine del mandato parlamentare in base ai requisiti di anzianità, l’assegno di vitalizio di reversibilità, stessa cosa ma destinato ai familiari in caso di decesso, la pensione diretta e la pensione di reversibilità.
Facendo i conti in tasca agli “anziani” della politica italiana, i vitalizi diretti corrispondono alla cifra di 64 milioni e 300 mila euro, quelli di reversibilità a 21 milioni; le pensioni dirette a poco più di 17 milioni e quelle di reversibilità a 460 mila euro. Un totale, per il 2022, che si aggira a poco più di 102 milioni di euro.
Una somma che, come per le indennità parlamentari, non si aggrava con i debiti del 2021.
Sono infatti queste le uniche due voci all’interno del bilancio che non presentano residui: pensioni e vitalizi e indennità.

Ma c’è di più: la cifra che spetta ai parlamentari non più in carica è quella che più incide, in percentuale, sul totale. Con un bel 28,5% le vecchie glorie si aggiudicano la medaglia d’oro per i più alti contributi previsti nel 2022. A bilanciare il tutto, uno tra gli ultimi posti spetta invece a coloro che oggi, in carica, dovrebbero svolgere concretamente l’attività parlamentare e cioè commissioni, giunte e comitati che incidono sul totale solo con uno zero virgola. Precisamente uno 0,32%.


Evidentemente gli “stipendi”, vecchi e nuovi, contano più delle attività e non possiamo dire che non ce ne eravamo accorti.

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