In Campania il "miracolo" pre-voto: centinaia di iscritti a loro insaputa

Il boom di tesserati passati da 190 a 471. Senza il loro consenso

In Campania il "miracolo" pre-voto: centinaia di iscritti a loro insaputa

Ancora un pasticciaccio con le tessere per il Pd, alla vigilia delle primarie. Stavolta succede in Campania, a Battipaglia, dove la campagna di tesseramento che ha preceduto le consultazioni per la segreteria dem ha registrato un'impennata di iscrizioni, passate da 190 - il dato del 2016 - a ben 471.

Finito l'entusiasmo - con il plauso ai dem locali espresso da Nicola Landolfi, fedelissimo del Governatore, Vincenzo De Luca - sono emerse le magagne. E a rilevarle è stato lo stesso segretario locale del Pd, Davide Bruno, che si è accorto che solamente per 184 delle nuove tessere erano stati versati i 15 euro di quota, e solo quelle erano state da lui controfirmate, e dunque sicuramente valide. Un numero molto più vicino a quello dei precedenti iscritti al partito, rispetto al «boom» pre-primarie.

Così, di fronte al dubbio che molti dei nuovi tesserati lo fossero a loro insaputa, è partita la denuncia alla commissione provinciale, mentre parallelamente il sito Fanpage e il quotidiano salernitano l'Occhio hanno recuperato gli elenchi dei nuovi iscritti, provando a chiamarne qualcuno spacciandosi per addetti dello spedizioniere che doveva consegnare le nuove tessere. E trovando così conferma ai sospetti sollevati dallo stesso Bruno, che al sito ha negato di aver mai «rilasciato tutte queste schede», definendo «un fatto gravissimo» l'ipotesi che siano state falsificate, e rivendicando come valide solo quelle fatte presso il gazebo.

E al telefono, i dem a loro insaputa di Battipaglia hanno confermato i timori, cadendo dalle nuvole. Quasi tutti hanno negato di aver mai fatto domanda, online o di persona, per iscriversi al Pd. «Quando avrei fatto questa tessera? Scusi, io non me ne ricordo proprio», ha risposto uno dei nomi presenti nell'elenco.

«Guardi, io non l'ho richiesta questa tessera, non capisco», gli ha fatto eco un secondo «dem fantasma». Pur corrispondendo i codici fiscali e i dati anagrafici, insomma, i neotesserati hanno in gran parte negato di essersi iscritti.

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