A Campione "rien ne va plus". Il Comune va in bancarotta

Pesante la situazione debitoria: 30 milioni di franchi. Il sindaco: "Eredità ingestibile, le casse erano vuote"

Casinò Campione d'Italia - Wikipedia/AdmComSRL
Casinò Campione d'Italia - Wikipedia/AdmComSRL

È lo strappo finale. La cartolina non c'è più: svanisce quel frammento d'Italia incastrato dentro la Svizzera o, se si preferisce, quel lembo di benessere rossocrociato addobbato col tricolore. Requiem per Campione. Il sindaco Roberto Salmoiraghi, chirurgo con studio nella vicina Lugano, è pronto a gettare la spugna: «Ci ho provato in tutti i modi ma è impossibile andare avanti. Oggi abbiamo votato in Consiglio comunale lo stato di dissesto». Quel pezzetto di Repubblica, in cui circolano i franchi e i telefoni sono quelli del Canton Ticino, è ormai sull'orlo del baratro. Il glorioso Casinò, che per decenni ha spolpato facoltosi gentiluomini di mezza Europa e pompato ricchezza nelle casse municipali, è ormai una larva e lotta per sopravvivere. Nei mesi scorsi la Procura di Como ha chiesto il fallimento del simbolo di questa terra, gettando nel panico la già allarmatissima popolazione locale. La partita è ancora aperta, ma intanto i conti dell'amministrazione stanno colando a picco.

Campione è come un piccolo Titanic che affonda nelle acque del Lago caro ad Antonio Fogazzaro. «Quando mi sono insediato, il 30 giugno dell'anno scorso - racconta il primo cittadino, a capo di una lista civica di centrodestra - sapevo che avrei trovato una situazione difficile, ma non immaginavo che fosse addirittura catastrofica. Abbiamo ricevuto un'eredità ingestibile. Nelle casse non c'era più nemmeno un centesimo, in compenso ho trovato un'esposizione con la Popolare di Sondrio per 21 milioni e mezzo di franchi, quasi 20 milioni di euro. Quest'anticipazione di cassa, che si protrae da quattro anni, è un macigno che chiude la strada e blocca ogni manovra di salvataggio».

Impossibile in questa situazione tentare qualunque manovra di rianimazione. Raschiare il fondo del barile. Risparmiare tutto il risparmiabile e pure di più. L'ultima chance era legata ai trasferimenti da parte del Casinò ed è su quel fronte che un paio di settimane fa si è aperta l'ultima voragine. «Il Casinò, che da sempre ha tenuto in piedi il Comune - spiega il sindaco - ci aveva assicurato per quest'anno 18 milioni di franchi. E invece ci è arrivata la notizia che i soldi, ricalcolati, sono solo la metà. Nove milioni. Basta».

È arrivato il momento di arrendersi. Il commissario metterà mano ai debiti che hanno consumato la fortuna di un borgo che sulla fortuna aveva costruito un'industria. Il sindaco proverà a disegnare un futuro lontano dal tavolo verde, dai croupier, dalle palline. Salmoiraghi è già risorto una volta: era sindaco, nel 2006, quando lo arrestarono insieme a Vittorio Emanuele di Savoia, per uno scandalo condito con tangenti e prostitute. I suoi avvocati penarono per chiarire ai giudici di Potenza che spedirlo ai domiciliari a Campione sarebbe stato un azzardo: alla frontiera probabilmente gli svizzeri l'avrebbero ammanettato scambiandolo per un fuggiasco. Poi, altrettanto clamorosamente, Salmoiraghi fu assolto, anzi prosciolto senza nemmeno doversi difendere in un processo, tanto le accuse erano inconsistenti. E pure risarcito.

Ora, però, la risalita si annuncia ancora più ardua: «Al momento non possiamo fare nessun investimento e, soprattutto, i 103 dipendenti del Comune hanno preso metà stipendio a febbraio e poi più niente».

Il Casinò, che

sembrava eterno, si è afflosciato sul proprio declino e non può più portare sulle spalle gli abitanti. Addio Campione, disastrato come certe realtà del Sud più disperato. Tutte le favole finiscono. E qualche volta molto male.

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