Sconfitta, ma non affondata. O meglio pronta a riemergere e rigenerarsi altrove. Chiunque speri in una Angela Merkel pronta alla pensione farà meglio a ricredersi. La Cancelliera è solo pronta per una nuova vita. E i fallimenti inanellati negli ultimi mesi potrebbero rivelarsi il miglior viatico per quest'anziana e paffuta fenice. Una fenice pronta a posare ali e artigli su quel regno dell'inutilità chiamato Nazioni Unite. Un regno dove l'utopia è la regola e i fallimenti sono la consuetudine. E dove l'ultima versione di un'Angela Merkel, paladina dei profughi e dell'accoglienza impossibile, potrebbe trovar un'ottima ricollocazione. In quel regno, affidato dal gennaio 2007 ad oggi ad un campione dell'irrilevanza come Ban Ki Moon, si sta disperatamente cercando un successore pronto ad occupare, dall'inizio del 2017, la poltrona di Segretario Generale. E così l'Angela Merkel sconfitta in Germania potrebbe rivelarsi la candidata migliore per conquistare il Palazzo di Vetro. Anzi proprio i fallimenti degli ultimi mesi potrebbero trasformarsi nel miglior biglietto da visita per strappare consensi e approvazioni all'interno di quell'Assemblea Generale chiamata, a settembre a ratificare le candidature proposte dal Consiglio di Sicurezza.In quest'ottica anche l'inusitata svolta umanitaria di una Merkel che da sette mesi promette un'accoglienza evidentemente impossibile a milioni di profughi in arrivo dalla Turchia acquisterebbe finalmente un senso. Il senso di una campagna elettorale giocata guardando non a Berlino, ma al Palazzo di Vetro di New York. Che la Cancelliera fosse uno dei candidati più gettonati per la carica di prossimo Segretario Generale già lo si sapeva. L'Onu, istituzione parossisticamente devota alle regole del «politicamente corretto», era da tempo alla ricerca di un candidato donna proveniente, possibilmente, da quelle regioni dell'Europa Orientale che non hanno mai espresso un Segretario Generale. E a rafforzare le voci di una Angela Merkel pronta a preferire New York a Berlino s'aggiungevano le indiscrezioni di chi, all'interno del suo partito, parlava di una Cancelliera, poco ansiosa di lottare per un quarto mandato. Quel che le mancava per diventare il candidato perfetto era però una robusta dose di esemplare buonismo e manifesto umanitarismo. La Cancelliera pronta ad abbandonare al proprio destino l'indebitata nazione greca ed indifferente alle lacrime di una bimba palestinese a cui prospettava un inevitabile rimpatrio non era certamente l'icona migliore per un'istituzione chiamata a difendere, almeno a parole, i deboli e disperati del globo terracqueo. Ma a cambiar tutto ecco arrivare a settembre la Merkel ultima versione, campionessa e paladina dell'accoglienza senza limiti. Una Merkel che ancora oggi - nonostante le batoste elettorali di domenica scorsa - ripete pervicacemente di voler «proseguire la sua politica sui profughi, con tutte le forze, dentro e fuori il Paese». Parole che non mancheranno di garantirle il plauso, il sostegno e l'ammirazione di un'Assemblea Generale dove l'utopia, unita a un diffuso sostegno per le cause capaci di mettere in difficoltà il cosiddetto «egoismo» dell'Occidente, riscuotono sempre immediati consensi. Senza contare la gratitudine di un'America di Obama che alla Merkel riconosce da una parte il merito di aver fedelmente appoggiato le sanzioni alla Russia e, dall'altra, di aver garantito fino all'ultimo un posto in Europa all'ambigua Turchia di Erdogan.
E così i fallimenti e gli errori di una Angela Merkel colpevole di aver attirato un milione di rifugiati in Germania lasciandone un altro milione nel fango e nei campi della rotta balcanica si trasformeranno nei meriti e nelle qualità di una perfetta candidata alla carica di nuovo Segretario Generale del Palazzo di Vetro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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