La sua firma, tra quelle di 183 professori universitari di diritto costituzionale, diritto pubblico e diritto amministrativo che definivano «pessima controriforma» la riforma costituzionale targata Casa delle Libertà, era semplicemente una fra tante. In ottima compagnia, tra quelle di 17 presidenti e vicepresidenti emeriti della Corte costituzionale e di oltre 400 docenti universitari, ma soltanto una tra tante. Solo che adesso Maria Alessandra Sandulli, avvocato, professore ordinario di diritto amministrativo e giustizia amministrativa all'Università di Roma 3, non è più un'esperta tra tante. Potrebbe infatti diventare giudice costituzionale, visto che il suo nome, in tandem con quello di Silvana Sciarra, è quello su cui il Parlamento spera di trovare un accordo. Ma a sbarrarle la strada, a quasi dieci anni di distanza, potrebbe proprio essere l'adesione a quell'appello anti Cav, troppo partigiano per un giudice costituzionale che per dovrebbe essere super partes.
A segnalare lo schieramento tra gli anti Cav della Sandulli con quel documento di «Salviamo la Costituzione» siglato in vista del referendum che il 25 e 26 giugno del 2006 poi bocciò la riforma della Cdl (il no trionfò col 61,2%) è stato il sito del quotidiano Libero . E già tra i senatori di Forza Italia, ma anche del Nuovo centrodestra c'è chi lancia l'altolà. «Ha più chance Papa Bergoglio dice qualche senatore azzurro di essere eletto alla Consulta di lei. Una così di sinistra noi non la voteremo mai...». Più moderato ma altrettanto eloquente Ncd: «Di avvocati e docenti universitari donna fanno sapere dal partito di Alfano ce ne sono tanti. Si provi ad individuare un altro nome». Insomma, la professoressa-avvocato Sandulli, figlia d'arte - il padre, Aldo Mazzini Sandulli, fu nominato giudice costituzionale dal presidente Gronchi, e fu presidente della Consulta tra il '68 e il '69 proprio no, non piace all'area di centrodestra. E a meno che su di lei non convergano anche i grillini, magari in cambio di aiuto per il proprio concorrente al Csm, Alessio Zaccaria, sembra probabile che giovedì prossimo - la giornata fissata per la nuova votazione a Camere riunite, la numero 21 - si vada incontro all'ennesima fumata nera. Il Pd vuol chiudere. Il presidente dei senatori Luigi Zanda ha chiamato il suo omologo capogruppo del M5S Alberto Airola per comunicargli i nomi dei candidati.
Ma ora, per la Sandulli, spunta l'intoppo di quel vecchio appello anti Cav. Cosa diceva? Un passo indietro, al 2005. E al clima rovente che portò alla creazione di comitati del «no» al referendum del 25 e 26 giugno 2006, raccolti dalla sigla «Salviamo la Costituzione».
E appunto di «Salviamo la Costituzione» è l'appello firmato dalla Sandulli, che bollava come «pessima controriforma» la riforma della Cdl, e invitava a votare «no» al referendum per «mettere fine una volta per tutte all'epoca delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza». Gli anni passano, quasi dieci. La Cdl non c'è più. Ma quella firma, alla Sandulli, rischia di costare la poltrona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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