Roma Pomeriggio movimentato quello di martedì per il cantante britannico Morrissey (nella foto) che è stato fermato a Roma mentre, a bordo di un'auto guidata da un'altra persona, «percorreva contromano via del Corso a tutta velocità». A ricostruire l'episodio è la Questura, dopo che l'ex leader degli Smiths, ieri, ha diffuso un post sulla pagina Facebook del nipote Sam Esty Ryner spiegando che un agente italiano lo avrebbe «terrorizzato» per oltre mezz'ora. La polizia, in una nota, fa sapere che «l'auto sulla quale viaggiava percorreva contromano via della Frezza». Quando in via del Corso- affollatissima per lo shopping dei saldi- la macchina è stata bloccata da agenti in motocicletta della polizia, le «Nibbio» del reparto Volanti, la pop star «ha mantenuto sin da subito un atteggiamento ostativo: il cittadino inglese, ha insistito nel dire di non avere l'obbligo di declinare le proprie generalità né di dover esibire i documenti in quanto non aveva commesso alcun reato, stupito dal fatto di non essere stato peraltro riconosciuto». «Dopo varie insistenze gli agenti, - continua la nota - che parlavano inglese, consentivano per ben due volte alla persona di effettuare telefonate in albergo e, facendosi passare l'interlocutore apprendevano l'identità dell'uomo potendo effettuare ulteriori accertamenti anche in assenza di documenti. Durante il controllo l'artista, infastidito scattava delle foto al poliziotto minacciando «lei diverrà famoso». Ben diversa la versione del cantante: «Non ho infranto nessuna legge e non facevo niente di sospetto: un poliziotto ha aperto la fondina della pistola e mi ha urlato in faccia. Penso che mi abbia riconosciuto, forse voleva spaventarmi, o uccidermi. State attenti», lo sfogo dell'artista.
Ma la storia non è finita qui.
Ieri, infatti, fa sapere la rivista Rolling Stone, Morrisey ha cancellato i sette concerti che stava organizzando - o meglio, che gli avevano proposto - proprio nel nostro paese: «La ragione è ovvia- avrebbe detto il cantante-: con psicopatici del genere a piede libero non mi sento sicuro in Italia».
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