Cronache

Cantone entra a gamba tesa: "Blocco l'inchiesta su Suarez"

Il capo della Procura: "Troppe fughe di notizie". E apre un fascicolo per violazione del segreto istruttorio

Cantone entra a gamba tesa: "Blocco l'inchiesta su Suarez"

L'inchiesta sull'«esame-farsa» dell'attaccante Luis Suarez finisce in fuorigioco. A interrompere l'azione giudiziaria è stato il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone. Motivo? Troppe fughe di notizie. E così Cantone ha deciso di «bloccare a tempo indeterminato tutte le attività d'indagine relative alla vicenda dell'esame di Luis Suarez».

Lo stop (a dir poco irrituale ndr) è legato a quelle che vengono ritenute «ripetute violazioni del segreto istruttorio». Il magistrato, che ieri non era a Perugia, ha già disposto l'apertura di un fascicolo per accertare eventuali responsabilità. «Sono indignato per quanto successo finora, compreso l'assembramento dei mezzi d'informazione oggi sotto alla procura - ha dichiarato all'Ansa -. Faremo in modo che tutto questo non accada più». Quello di Cantone è un tentativo di evitare una pressione mediatica in un momento delicato delle indagini? Forse sì, certo è che le sue parole hanno creato non poco sconcerto. E dire che, proprio l'altro giorno, l'inchiesta ha vissuto una giornata-chiave con gli interrogatori, in qualità di persone informate sui fatti, dei legali della Juve, Luigi Chiappero e Maria Turco, e con il conferimento degli incarichi ai periti informatici per il lavoro su pc e telefonini sequestrati agli indagati.

La vicenda Suarez prosegue come una telenovela. Non senza aspetti piuttosto grotteschi. Con qualcuno che, dopo la storia della «sudditanza psicologica» verso la Juve da parte degli arbitri, adesso tira fuori addirittura la «sudditanza psicologica» degli esaminatori che, lo scorso 17 settembre, presenziarono alla prova-farsa del bomber Luis Suarez presso l'Università per stranieri di Perugia al fine di verificare la padronanza della lingua italiana del «Pistolero» più famoso nel Far West del football internazionale.

Ieri l'avvocato della Juventus Luigi Chiappero e la sua collega Maria Turco hanno ribadito la «completa estraneità ai fatti» da parte della società bianconera. Oggetto del contendere: il controverso test svolto a Perugia dall'ex campione del Barcellona, da qualche giorno passato all'Atletico Madrid, dopo essere stato inopinatamente scaricato da Andrea Agnelli. Un cambio di rotta avvenuto con modalità e tempistica che lasciano perplessi; anche perché il repentino ripensamento di mercato è avvenuto dopo che la Juve (società non indagata, al pari di nessun suo tesserato) aveva a lungo corteggiato Suarez mostrando di essere disposta a un grande sacrificio economico pur di «regalare» a mister Pirlo un top player di razza. Alla vigilia dell'esame d'italiano un jet privato fu noleggiato dall'Italia, prelevò l'attaccante mollandolo nella sede d'esame dell'Università perugina. Dove - questa l'ipotesi della Procura - tutto era stato organizzato per «facilitare» il superamento della prova linguistica («livello B1», quello di «conoscenza base») da parte del mordace campione uruguaiano. Cinque finora gli indagati: il rettore dell'Università per stranieri, il direttore generale dello stesso ateneo e tre docenti che si sono occupati materialmente dell'esame del calciatore. Gli avvocati Chiappero e Turco sono stati ascoltati come testimoni in quanto le varie telefonate oggetto di indagine sarebbero state fatte da due importanti dirigenti juventini - Fabio Paratici e Federico Cherubini - col supporto di entrambi i legali. Destinatario delle chiamate il rettore (non indagato) dell'Università Statale di Perugia che avrebbe fatto da «intermediario» per contattare la sua collega rettrice (indagata) dell'Università per stranieri dove poi Suarez ha effettivamente sostenuto l'esame lo scorso 17 settembre in appena 12 minuti e rispondendo a domande puerili del tipo: «Come ti chiami?», «Il nome di una città italiana?», «Che professione svolgi?».

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