Da ieri è scattato il divieto per i minori di accedere ai siti porno. Regola annunciata e voluta da Agcom. Ma non applicata. O almeno, non a tutti i siti. Lo denuncia il Codacons e lo abbiamo verificato noi stessi: su Pornhub basta inserire una data di nascita falsa per far credere di essere maggiorenni e si può accedere ai video hot, senza altri filtri, senza screenshot di documenti, senza rinvii ad altre piattaforme di certificazione. Spiega Agcom: le società con sede in Italia (quindi le più piccole) hanno sei mesi di tempo da oggi per adeguarsi. Quelle con sede all'estero (quindi i big come Pornhub, Youporn e Onlyfan, che peraltro è l'unica ad essersi già uniformata al nuovo corso) avranno tre mesi di tempo, quindi entro febbraio.
L'associazione dei consumatori solleva dubbi sui nuovi filtri in generale: quando saranno realmente attivi, saranno anche facilmente aggirabili e "insufficienti" a preservare i minorenni dal mondo della pornografia. "Contenuti pornografici e video a sfondo sessuale circolano anche attraverso social network e app di messaggistica come Telegram, piattaforme alle quali i minori possono accedere senza particolari restrizioni - spiega il Codacons -. Va poi considerato che il blocco imposto dall'Agcom vale solo per l'Italia, mentre all'estero non esistono simili limitazioni: tramite una Vpn (Virtual Private Network) è infatti possibile connettersi a server stranieri e superare facilmente le restrizioni nazionali". In cosa consiste la stretta sui siti non ancora applicata? Per entrare su uno dei 48 siti con contenuti per adulti servirà dimostrare di avere più di 18 anni. La normativa prevede che la verifica dell'età non venga fatta direttamente dai siti, ma da soggetti terzi certificati operatori telefonici, banche o aziende che già gestiscono dati anagrafici e Spid per garantire la tutela dei minori senza violare la privacy degli utenti. In teoria, il sistema funziona grazie a un principio di "doppio anonimato": chi verifica l'età non conosce il sito visitato e il sito non conosce l'identità dell'utente. In pratica, però, a poche ore dal debutto del nuovo meccanismo, regna la confusione.
Molti gestori italiani di piattaforme per adulti non hanno ancora ricevuto linee guida operative, né istruzioni tecniche su come implementare i sistemi di verifica. Beninteso: non che abbiano fretta di applicare le nuove regole ma, soprattutto i più piccoli, non hanno la benché minima idea di cosa fare. E un protocollo tecnico non c'è. Se mai le nuove regole dovessero rivelarsi stringenti (e non il colabrodo che sembrano) si teme un crollo degli affari, in nome di una navigazione selvaggia sui siti pirata o dell'uso di Vpn, come già accaduto negli Usa. Secondo l'Ofcom, l'autorità di regolamentazione dei media britannica, il traffico verso i principali portali porno nel Regno Unito è crollato di quasi un terzo in tre mesi. "Negli Stati Uniti, il calo ha toccato l'80%, accompagnato da un'impennata dell'uso di vpn. Nel Regno Unito, dopo l'introduzione della verifica dell'età, il settore ha perso il 30% del fatturato. Una legge così colpisce soprattutto le piccole produzioni, mentre i colossi internazionali hanno risorse per adeguarsi. Se manca uniformità tra i Paesi, il sistema non funziona: basta spostare i server e si aggira tutto".
La delibera Agcom arriva in seguito al decreto Caivano che punta
a limitare violenza e mancanza di rispetto anche limitando l'accesso alla pornografia, "in considerazione delle capacità lesive della dignità e del benessere fisico e mentale, costituendo un problema di salute pubblica".