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Caos immigrati, ecco i militari. Però il sindaco non può dirlo

Ok del ministro Pinotti, Sala è ostaggio della sinistra: "Non li ho chiesti per quello". Fi: "Regalo ai malviventi"

Caos immigrati, ecco i militari. Però il sindaco non può dirlo

Milano - Dopo l'omicidio di Rafael Ramirez all'inizio di via Padova ora c'è un pattuglia di poliziotti in moto. Presidiano e pattugliano il «quartiere misto», come lo chiamano a Milano, perché qui vivono e cercano di convivere una cinquantina di etnie in un frullatore di razze, usanze, fedi e culture che, nell'utopia di una sinistra che da queste parti in campagna elettorale veniva a fare le bicchierate, sarebbe dovuta diventare un laboratorio di integrazione da esportare in tutto il Paese. Ma il meglio di Milano è diventato un ghetto. Una strada senza via d'uscita dove ogni mondo fa storia a sé, dove si ruba e si spaccia, e dove dopo una certa ora la gente preferisce rintanarsi in casa. Ma anche dove la politica ha perso e dove ora in molti sperano che tornino i militari. «Milano non è Beirut» aveva ripetuto fino alla noia quando ancora era in carica il sindaco Giuliano Pisapia. E così da via Padova erano sparite le mimetiche dell'operazione strade sicure per lasciar posto al sogno d'integrazione dell'operazione impossibile. Punti di vista. Ma l'omicidio del dominicano in piazzale Loreto ha improvvisamente riavvolto il nastro. Scrivendo un finale che forse era già scritto perché la misura era colma da un pezzo. E se ne sono finalmente accorti anche a sinistra che sulle camionette mai e poi mai sarebbero voluti salire: «Sono sempre stato abbastanza critico sull'utilizzo dei militari per le strade - spiega Emanuele Fiano, Responsabile riforme e sicurezza segreteria nazionale del Pd - Ma adesso sono cambiate alcune cose nel mondo occidentale. Abbiamo un Paese che ha un livello di allerta terrorismo che ai tempi non esisteva. Un quartiere dove esistono problemi d'integrazione che producono sacche di mancanza di controllo è un tema che il sindaco di Milano pensa si debba tenere particolarmente sotto controllo». E Giuseppe Sala infatti i militari li vuole. Li ha chiesti ed ottenuti, perché dal Ministero della Difesa è già arrivato il via libera: «C'è la massima disponibilità a rafforzare la presenza di militari nelle strade di Milano - gli ha fatto sapere il ministro Roberta Pinotti- Noi abbiamo 7.050 uomini che sostengono l'opera dei carabinieri e delle forze di polizia. Avevo avuto modo di parlare con il sindaco: in questo momento abbiamo avuto circa 1.800 militari impiegati per il Giubileo, quindi credo che ci sarà possibilità di ridislocarli». E Sala ringrazia ma un po' corregge il tiro, anche perché ogni tanto si ricorda che è un sindaco di sinistra eletto con i voti della sinistra, anche quella radicale: «Non ho associato Via Padova ai militari - ha spiegato per schivare il fuoco amico - Però è dalla mia campagna elettorale che, piaccia o non piaccia, chiedo più militari. Mi è stato detto che non si poteva perché erano impegnati per il Giubileo anche se non sono così sprovveduto da pensare che per le zone periferiche la ricetta sia la militarizzazione. In ogni caso, se posso lavorare fino a metà dicembre poi presenterò il mio piano per le periferie». Che è integrazione ma che deve essere anche regole e controlli come chiede Silvia Sardone, consigliere comunale di Forza Italia secondo cui la giravolta di Sala è un bel regalo ai delinquenti. In via Padova in molti si stanno rendendo conto che i concerti, i brindisi e le feste etniche sono una cosa, la sicurezza un'altra. Molti, ma non tutti.

«All'esigenza di sicurezza non si possono dare false risposte - spiegano Anita Pirovano e Paolo Limonta di Sinistra X Milano - Noi continuiamo a essere convinti che le camionette dei militari non diano maggiore sicurezza e non è un bel segno che siano già partite le sirene del centrodestra per la militarizzazione della città».

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