Politica

Caos immigrazione, Draghi pressa la Ue. E Salvini abbassa i toni

Lamorgese ottiene una riunione straordinaria dei ministri dell'Interno per la metà di agosto

Caos immigrazione, Draghi pressa la Ue. E Salvini abbassa i toni

Il pressing del governo sull'Ue un risultato lo porta a casa. Dopo le critiche dei giorni scorsi, infatti, anche il leader della Lega Matteo Salvini decide di abbassare i toni sull'immigrazione e parla di primi «segnali positivi» da parte del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. Non è un disgelo, ci mancherebbe. Ma è comunque il segno di una possibile distensione su un tema politicamente molto delicato. Peraltro proprio in un periodo come quello estivo, nel quale il numero degli sbarchi sale inevitabilmente appena il mare si calma. D'altra parte, se davvero la Lega decidesse di tenere alta la tensione sul fronte immigrazione, il governo finirebbe per passare tutta l'estate sull'ottovolante. Uno scenario che non è nei desiderata di Mario Draghi.

E proprio d'intesa con il premier si è mossa ieri Lamorgese, dopo l'ennesimo arrivo di due barche a Lampedusa. Non che le 71 persone sbarcate nelle ultime 24 ore cambino gli equilibri complessivi, ma l'hotspot dell'isola conta già circa 1200 presenti nonostante una capienza di 250. Ed è di tutta evidenza che senza un intervento alla fonte, quindi sulle partenze, difficilmente si riuscirà a fermare il flusso di questi giorni (negli ultimi quattro sono sbarcati in circa mille, per un totale che da inizio anno ha raggiunto quota 30mila). D'altra parte, oltre all'instabilità della Libia ora a favorire le partenze verso le nostre coste c'è anche la crisi in cui versa la Tunisia. Non a caso, proprio ieri mattina Draghi ha avuto una conversazione telefonica con Kais Said, presidente della Repubblica tunisina. E al centro dei colloqui c'è stata anche la gestione dei flussi migratori, questione centrale per l'Italia che sta sostenendo la Tunisia con l'invio di 1,5 milioni di dosi vaccinali.

Sempre ieri, il ministro dell'Interno ha chiesto formalmente a Bruxelles un «cambio di passo urgente sull'immigrazione». Lo ha fatto nel corso di una telefonata con il commissario europeo agli Affari interni, Ylva Johansson. A lei e alla presidenza di turno slovena, Lamorgese ha chiesto la convocazione di un consiglio Ue Affari interni straordinario per valutare un «urgente un cambio di marcia negli interventi sulla politica migratoria» comune, perché i flussi «non possono essere affrontati solo dall'Italia e dagli altri Paesi i cui confini coincidono con le frontiere esterne dell'Ue». Una richiesta che dovrebbe essere accolta, con una convocazione di tutti i ministri dell'Interno dell'Unione europea - in presenza o da remoto - per il 16 o il 17 agosto. Sul tavolo del vertice alcune delle richieste italiane. Intanto l'attivazione immediata, anche temporanea, di un meccanismo che coinvolga gli Stati membri per consentire un approdo sicuro e compatibile con il Covid-19 alle navi delle Ong con bandiera europea. E, in secondo luogo, nella trattativa sul nuovo Patto immigrazione e asilo, il rilancio del principio di solidarietà tra gli Stati membri per la redistribuzione obbligatoria dei migranti salvati in mare.

Il pressing sull'Europa è stato accompagnato anche da un'azione sui due Paesi da cui partono la maggior parte degli sbarchi che arrivano sulle nostre coste. Se in mattinata Draghi ha sentito il presidente della Repubblica di Tunisia, nel pomeriggio Lamorgese è volata a Tripoli dove ha incontrato il primo ministro del governo di unità nazionale della Libia, Abdulhamid Dabaiba, e il ministro dell'Interno, Khaled Mazen.

Sul tavolo, il progetto portato avanti dal Viminale sulle frontiere meridionali libiche, un dossier decisivo per la prevenzione dei flussi migratori irregolari e la tratta di esseri umani.

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