Caos Kimmel, trema Whoopi Goldberg

Rivolta delle star tv. Ma Carr: "Non è finita". Nel mirino la trasmissione dell'attrice afro

Caos Kimmel, trema Whoopi Goldberg
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Il giorno dopo la sospensione "a tempo indefinito" del comico Jimmy Kimmel dal suo show di seconda serata su Abc, la reazioni dei colleghi (e rivali) delle altre reti è stata unanime: solidarietà a Kimmel, denuncia del clima da caccia alle streghe che sarebbe stato innescato da Donald Trump e una corale presa in giro del presidente. Jon Stewart ha condotto il The Daily Show di Comedy Central in un'apparizione speciale nella quale si è presentato vestito "da Trump" e ha elogiato in modo esplicito il tycoon mettendo in scena un finto notiziario propagandistico. Il conduttore del Tonight show di Nbc, Jimmy Fallon, si è prima augurato il ritorno in onda di Kimmel, mettendosi poi a parlare della visita di Trump nel Regno Unito, mentre una voce fuori campo copriva le sue parole con un linguaggio elogiativo del presidente, definendolo anche "incredibilmente bello". Sempre su Nbc, Seth Meyers nel suo Late night fingeva di esaltare il tycoon, dando la colpa "all'Intelligenza Artificiale" per i tanti sketch nei quali in passato prendeva in giro il presidente: "Sono dei deepfake!". Ancora, Stephen Colbert, nel suo Late show su Cbs, ha iniziato il monologo con "stasera siamo tutti Jimmy Kimmel", denunciando la "palese censura" sul collega. Del resto, è stato proprio Colbert la prima vittima delle pressioni dei grandi newtwork, dopo che la Cbs ha annunciato la sospensione del suo show a fine stagione, per "ragioni finanziarie". Questo, dopo che Cbs aveva pagato 16 milioni a Trump per chiudere una causa intentata dal presidente e la Fcc aveva dato il via libera a un'operazione di fusione che riguardava la Paramount, proprietaria della rete.

Quella andata in scena sulle tv Usa è stata una sfida al tycoon, che sul volo di ritorno dalla visita di Stato nel Regno Unito aveva minacciato di "revocare" le licenze ai network che ospitano programmi critici nei suoi confronti. Pur concedendo che la questione avrebbe riguardato la Federal Communications Commission guidata dal fedelissimo Brendan Carr. Lo stesso Carr che, dopo il monologo di Kimmel sull'assassinio di Charlie Kirk, aveva minacciato di punire la Abc, spingendo la proprietà Disney a sospendere il conduttore. Una decisione "ridicola", l'aveva definita il decano dei conduttori Usa, David Letterman, ora in pensione. Nuovo bersaglio di Carr potrebbe essere ora un altro programma di Abc, The View, condotto da Whoopi Goldberg. "Non abbiamo ancora finito, è in corso uno spostamento enorme nell'ecosistema mediatico", è il monito del capo della Fcc, incurante delle critiche sollevate da sinistra e perfino da alcuni settori della destra trumpiana, per l'attacco alle tutele costituzionali del Primo Emendamento. Quanto a Kimmel, Disney si dice disposta a riportarlo in onda "a patto che abbassi i toni".

Il senso di quanto sta avvenendo l'ha spiegato Steve Bannon, custode dell'ortodossia Maga: "Non siamo qui per unire, siamo qui per vincere", ha detto al New York Times.

Nel frattempo, proprio il Times ha segnato un punto contro Trump: un giudice federale ha per ora respinto la causa per diffamazione da 15 miliardi intentata dal tycoon. "Decisamente impropria e inammissibile", la motivazione.

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