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Caos sul fisco. Resta il reddito 5s. E le liti tributarie durano di più

Bocciati gli emendamenti che ponevano limiti al reddito di cittadinanza. Conte esulta. I dati del Mef: il Covid non ha fermato i contenziosi fiscali (+2,8) e ne ha allungato i tempi

Caos sul fisco. Resta il reddito 5s. E le liti tributarie durano di più

Non passa l'emendamento al Sostegni Bis con cui il Movimento cinque stelle mirava a voltare pagina sulle storture del reddito di cittadinanza. Tra le oltre 700 modifiche - su 3.851 - che non hanno superato la tagliola dell'ammissibilità per mancanza di coperture economiche e per materia, in commissione Bilancio della Camera c'è anche quello a firma della pentastellata Valentina D'Orso. Prevedeva che i beneficiari del reddito fossero obbligati ad accettare una proposta di lavoro stagionale entro i 100 chilometri dalla residenza - pena la decadenza del beneficio -, e nel caso di stipendio insufficiente perché inferiore al sussidio, un'integrazione da parte dell'Inps. Un modo per rispondere alle difficoltà denunciate dalle attività economiche nel trovare lavoratori stagionali proprio nel momento della ripartenza, spesso a causa di salari troppo bassi e disincentivanti rispetto sussidio. Ma anche per superare gli effetti distorti di un assistenzialismo che ha complicato l'incontro tra domanda e offerta. «La norma - spiegava D'Orso - intende incentivare il ritorno nel mercato del lavoro dei beneficiari del Reddito che in passato erano dediti a lavori stagionali garantendo loro che questo reinserimento avvenga a condizioni economicamente vantaggiose e non svilenti». Delusione da parte della Federazione autonoma piccole imprese secondo cui «l'emendamento è necessario per le imprese agricole, del comparto turistico e della ristorazione».

Ma lo stop è arrivato anche su altre proposte di modifica. Fermati l'emendamento grillino che prevedeva la non pignorabilità del reddito e quello con cui i Cinque stelle volevano assegnare ulteriori 200 milioni di euro a Roma in relazione al suo ruolo di Capitale, oltre alle risorse già stanziate nell'ultima legge di Bilancio.

È però l'ex premier Giuseppe Conte, che sta per prendere la guida del Movimento, a rilanciare il cavallo di battaglia delle origini di fronte alle polemiche sulla mancanza di lavoratori legata alla percezione del reddito: «Ha un'altra funzione, di rappresentare una cintura di protezione. Non è un ostacolo all'occupazione - dice -. Tanti professoroni avversavano il reddito di cittadinanza, dicevano che era una misura assistenziale, io invece la rivendico appieno. Lavoriamo per le politiche attive».

E mentre la Lega è tornata chiedere di bloccare l'invio delle cartelle esattoriali fino a settembre, i dati che il Mef ha diffuso ieri raccontano che il Covid non ha fermato le liti dei cittadini col Fisco. Il ministero dell'Economia nella sua Relazione annuale sullo stato del contenzioso 2020, evidenzia che l'anno scorso le liti tributarie pendenti sono aumentate del 2,8% rispetto all'anno precedente. Ma soprattutto si è allungata la durata media dei processi che, tra primo e secondo grado, arriva a 4 anni e 8 mesi. Nel 2020 il processo tributario in primo grado è durato 631 giorni (1 anno e 9 mesi), con un peggioramento di 23 giorni rispetto all'anno precedente. Nel secondo grado la durata media è stata di 1.055 giorni (2 anni e 11 mesi), con 148 giorni in più rispetto al 2019.

Le controversie arrivate davanti alle Commissioni tributarie sono state in tutto oltre 151mila, ridotte del 20%. Il calo del 23,6% dei ricorsi nel primo grado di giudizio e del 9% degli appello è connesso invece alla sospensione delle attività di controllo dei tributi nel periodo emergenziale.

A causa della pandemia anche le controversie definite, pari a 141mila, registrano una diminuzione complessiva del 37,8% rispetto al 2019, del 40,3% nel primo grado e del 30,3% nel secondo grado.

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