Capitol Hill e prove inedite, guai per Trump. Ma slitta a dopo il voto la sentenza Stormy

Prima delle elezioni resi pubblici nuovi elementi sull'assalto del 6 gennaio. Rinviata la decisione sul caso della pornostar

Capitol Hill e prove inedite, guai per Trump. Ma slitta a dopo il voto la sentenza Stormy
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Girandola di sviluppi legali per Donald Trump, che torna all'attacco parlando alla stampa (ma senza domande). Da New York, dove è apparso in tribunale per le argomentazioni d'appello nel caso di violenza sessuale e diffamazione contro la scrittrice Jean Carroll, il tycoon punta il dito contro la «strumentalizzazione della giustizia».

«Questo accade in Paesi del terzo mondo, nella repubblica delle banane, non negli Stati Uniti - afferma - Tutti questi casi sono bufale». La decisione sul ricorso dovrebbe arrivare dopo le elezioni di novembre (l'anno scorso una giuria ha definito l'ex presidente colpevole dopo un processo durato due settimane e il magistrato lo ha condannato ad un risarcimento di 5 milioni di dollari), e intanto Trump si scaglia contro Carroll: «Sono io che dovrei denunciare lei, non si ricorda neanche quando è avvenuto l'episodio. Si è inventata tutto».

E poi attacca la rivale Kamala Harris sul dibattito tv di martedì: «Ha voluto farlo su Abc perché sono suoi amici, conoscerà tutte le domande in anticipo. A me va bene lo stesso, l'ho lasciata scegliere, se no non lo avrebbe fatto». Un'importante vittoria per The Donald arriva intanto nel caso penale a Manhattan sul pagamento alla pornostar Stormy Daniels, dove il giudice ha deciso di posticipare la condanna (prevista per il 18 settembre) a dopo il voto. Per questo processo Trump rischia fino a quattro anni di carcere, anche se è probabile che gli venga imposta una pena più breve o la libertà vigilata. E ci sono nuovi sviluppi pure nel procedimento a Washington in cui il tycoon è accusato di aver tentato di sovvertire il risultato del 2020: la giudice Tanya Chutkan ha stabilito un calendario che consentirà ai procuratori di rilasciare prima delle elezioni prove mai viste prima, come le trascrizioni della giuria. La scadenza è stata fissata per il 26 settembre, ma ancora non sono state programmate ulteriori udienze o la data del processo.

Sul fronte democratico, invece, Tim Walz finisce nel mirino di una commissione della Camera Usa a guida repubblicana, che ha convocato il governatore del Minnesota per rispondere alle domande sullo scandalo che ha coinvolto Feeding Our Future. Il gruppo non profit è accusato di aver dirottato 250 milioni di dollari di fondi federali destinati a sfamare i bambini indigenti durante il Covid. A Walz è stato concesso tempo fino al 18 settembre per fornire i documenti e le informazioni richieste. Da quando è scoppiato lo scandalo all'inizio del 2022, il governatore ha ripetutamente negato che la sua amministrazione abbia tergiversato nell'indagare sull'organizzazione, ma a giugno 2024, l'Office of the Legislative Auditor del Minnesota ha emesso un rapporto che accusava il dipartimento dell'Istruzione di una supervisione «inadeguata» che «creava opportunità di frode».

Questa non è peraltro l'unica indagine avviata dai deputati Gop sul vice di Kamala Harris: il presidente della commissione di vigilanza della Camera, infatti, sta indagando sui suoi presunti legami con la Cina, mentre il presidente della sottocommissione per i servizi armati sul personale militare sulle accuse secondo cui Walz avrebbe travisato il suo stato di servizio militare.

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