Cara collega ti rispondo

Lodevole l'approccio «professionale» della dottoressa de Pace, ma trovo poco vantaggioso (e poco «didattico») continuare a pubblicare articoli estremisti, esemplari aneddoti di situazioni fatalmente inconciliabili e dolorose. L'errore di fondo sta nel non comprendere che il fenomeno da denominare «integrazione» (e che è consuetudine, colpevole consuetudine, denominare «tradimento»), è un evento, diffusissimo, da classificare nel vasto campo delle «dipendenze». Come per tutte le dipendenze, si tratta di un avvenimento esistenziale pericolosissimo, sempre che non venga «ritualizzato». C'è, infatti, una differenza fondamentale tra fumare 50 sigarette al giorno o due-tre ogni tanto; idem tra essere alcolizzati e bere due bicchieri di vino a pasto; idem tra perdere un patrimonio alla roulette e giocare a bridge due volte alla settimana.

Alle corte: la ritualizzazione cauta, calibrata, intelligente, non ha mai distrutto nessuna famiglia né disadattato nessun figlio (forse togliendo clienti alla dottoressa de Pace?). Abbandonarsi a devastanti coinvolgimenti sentimentali, erotici, economici (sic !) è il presupposto per finire male, molto male... e la calibratura esiste, eccome: direi, anzi, che costituisce la protettiva, diffusissima norma provvidenziale di questo accadimento. Get organized and you'll be unsinkable («organizzatevi e sarete inattaccabili») imparai da un illuminato collega inglese, che insegnava a razionalizzare ogni comportamento, evitando di rimanerne schiavo... con buona pace degli avvocati matrimonialisti, ovviamente. Con i più riconoscenti e sinceri complimenti, gradite i migliori saluti

Cara amica del cuore,

chi trova un amico - si dice - trova un tesoro. Ma chi trova un'amica come te - dico io - trova un balsamo per la propria anima. Dalle tue parole traspare infatti una sensibilità, una voglia (una capacità) di ascolto che per chi - ed è il mio caso - vive «male» la propria omosessualità, rappresentano una speranza per il presente e il futuro. Grazie per ciò che mi hai regalato in una lettera che avrei voluto fosse scritta dal mio compagno, ma che invece trovo scritta da un'estranea. È proprio vero che ci si può «innamorare» anche di una sconosciuta. Tu per me lo eri fino a ieri, ma dopo averti letto sul Giornale , so di essere più ricco. Umanamente più ricco. E di questo ti ringrazio.

Antonio

Ho letto la lettera «Caro uomo abbandonato ti scrivo», buona la penna, ma il resto? Smisurate contraddizioni e tante elucubrazioni. Annamaria, lei fa un autoritratto di una donna frustrata nel sesso e ne lascia esplodere nella fantasia tutti i desideri repressi.

La sua lettera è un invito, anzi direi, una deplorevole richiesta di amore, che la donna della lettera mai ha conosciuto. A questa donna manca l'autostima di essere capace di conquistare. Non devo chiedere al Giornale di renderla una eroina per ottenere l'uomo tanto desiderato e realizzare il suo sogno. Se questo è il pensiero di questa donna rappresentata nella lettera, dovrebbero guardarsi dentro e scoprire le motivazioni che le hanno rese sterili al rapporto con l'altro sesso.

Una donna in carriera, un'arrivista, un ruolo sociale sono alcuni dei fattori che la bloccano. L'amore non è razionabile, è cosmico. Come tutti noi, ha bisogno di esplodere da solo quando lo desideriamo, programmandolo nel tempo e nello spazio.

Sono una insegnante e la invito ad andare da un'analista per risolvere il suo problema e cogliere in un rapporto veritiero la felicità tanto ambita che l'ha indotta addirittura a prostituirsi esponendosi pubblicamente in maniera così scurrile, offrendo ai lettori una immagine di una donna di classe solo in apparenza di cui, ancora una volta, è evidente l'autolesionismo.

R.G.

Gentilissima signora Bernardini de Pace,

certo che le signore da Lei inanellate nella sua (come vogliamo chiamarla?) rubrica, di Pace, a dispetto del Suo cognome, ne godono poca. Sono tutte, chi più, chi meno, insoddisfatte. Tutte all'apparenza inconsolabili (sessualmente, professionalmente, nella vita di tutti i giorni). L'ultima della serie, la Collega, poi, è arrivata a dirsi disposta a «cedere pezzi della sua dignità» pur di avere in cambio «una manciata di tempo tra le tue braccia». E io che pensavo che il sesso debole fosse il sesso forte mascherato... È proprio vero che gli uomini con capiscono nulla!!!

Piero Hazet

Cara amica,

mi perdoni se La chiamo «amica» anche se non ci siamo mai incontrati, ma io, veramente, una come Lei vorrei proprio incontrarla, perché in vita mia di donne così brillanti, così seducenti anche nella scrittura non ne ho mai viste. Eppure, Le assicuro di averle cercate, dietro i miei occhiali da miope, sotto la mia calvizie che mi rende (ahimè) assai poco attraente. Ma tant'è, quel che è stato è stato. Mi accontento di crogiolarmi sotto la Sua prosa. Un bacio dal Suo

Ammiratore Anonimo

Carissima,

mi sbaglierò ma credo che, tutto sommato (e non ti sembri un assurdo) l'unico Uomo ad averti soddisfatta è stato il mio simile Spirlì. Ebbene sì, sono un gay, e un poco di gaiezza vorrei tanto trasferirtela, con questa mia. Dopo anni di nascondimenti e di ipocrisie, io l'ho trovata. Perché non provi anche tu saltando dall'altra parte?

Ciao da

Camillo Sacripante

Io le donne continuo a non capirle, alla veneranda età di 57 anni.

La volete smettere di far finta di soffrire quando a prenderlo in quel posto siamo sempre e soltanto noi uomini? Mi perdoni la crudezza ma è così. Non voglio dire che Lei, cara signora, sia una vile ingannatrice, ma certo che alimentando il vittimismo femminile non rende un buon servizio alle donne.

Alberto Cozzi

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