Torna a salire la tensione in Venezuela dopo che gli agenti dei servizi segreti del presidente Nicolas Maduro hanno arrestato il vice presidente dell'Assemblea nazionale, Edgar Zambrano, braccio destro del leader dell'opposizione Juan Guaidó. Nel suo ultimo tweet, lo stesso Zambrano ha raccontato che mercoledì sera la sua auto è stata circondata dagli agenti del Sebin, l'intelligence venezuelana, e quando si è rifiutato di scendere il veicolo è stato trasportato con una gru nel carcere di Helicoide, a Caracas. Guaidó, sempre su Twitter, ha denunciato immediatamente: «Allertiamo il popolo del Venezuela e la comunità internazionale che il regime ha sequestrato il primo vice presidente dell'Assemblea nazionale». Precisando che il regime di Maduro tenta di «disintegrare il potere che rappresenta tutti i venezuelani, ma non ci riuscirà». Anche il deputato Oscar Rondero, dirigente del partito Acción Democrática, ha spiegato che all'arrivo degli agenti del Sebin, Zambrano si è rifiutato di scendere dall'auto e loro hanno utilizzato una gru per portarlo verso il carcere di Helicoide.
Zambrano è stato accusato di tradimento della patria, cospirazione, istigazione all'insurrezione per aver partecipato al fallito colpo di stato del 30 aprile scorso, ed è uno dei sette deputati a cui l'Assemblea nazionale costituente (Anc) ha revocato due giorni fa l'immunità. L'arresto del braccio destro di Guaidò ha scatenato l'indignazione internazionale, a partire degli Usa, che hanno minacciato «conseguenze» se il deputato dell'opposizione non sarà liberto. «La detenzione arbitraria di Zambrano da parte delle oppressive forze di sicurezza di Maduro è illegale e imperdonabile. Maduro e i suoi complici sono direttamente responsabili della sua sicurezza», hanno fatto sapere in un tweet dell'ambasciata virtuale degli Stati Uniti in Venezuela, account ufficiale del Dipartimento di Stato per il paese: «Se non sarà rilasciato immediatamente, ci saranno conseguenze». Mentre l'Alto Rappresentante della politica estera dell'Ue, Federica Mogherini, ha affermato che la detenzione del deputato «è un'altra violazione flagrante della Costituzione, a scopo politico per zittire l'Assemblea nazionale». L'Ue «chiede il suo immediato rilascio e considera le autorità responsabili della sua sicurezza». Anche i paesi del Gruppo di Lima - tranne Guyana, Messico e Santa Lucia - hanno «condannato categoricamente l'arresto arbitrario del primo vice presidente dell'Assemblea, che è stato trasferito con la forza la notte di mercoledì nella sede della polizia politica di Maduro, sotto il comando del generale sanzionato Gustavo González López».
Il presidente americano Donald Trump, intanto, sta mettendo in discussione la strategia aggressiva della sua amministrazione sul Venezuela. Secondo il Washington Post, negli ultimi giorni il tycoon si è lamentato con i suoi più stretti collaboratori di essere stato ingannato su quanto sarebbe stato facile cacciare Maduro. Avrebbe scaricato la sua frustrazione sul consigliere per la Sicurezza Nazionale, il falco John Bolton, e il suo interventismo.
«Mi vuole spingere alla guerra», avrebbe detto il presidente secondo un alto funzionario dell'amministrazione, criticando Bolton per aver sottovalutato Maduro. Ufficialmente la politica Usa è invariata dopo il fiasco dell'Operazione Libertà di Guaidó, ma i funzionari americani ora sono più cauti nelle previsioni su una rapida uscita di Maduro.
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