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"In carcere". E Corona si taglia i polsi

Il Tribunale di sorveglianza lo rimanda in cella. Il video-choc tra sangue e urla

"In carcere". E Corona si taglia i polsi

Milano. Il basso profilo è qualcosa di completamente estraneo a Fabrizio Corona. L'ex agente fotografico, 47 anni il 29 marzo, ieri mattina è stato raggiunto dalla polizia nel suo appartamento dove scontava i domiciliari. Poco prima il Tribunale di sorveglianza aveva deciso infatti di sospendere il differimento pena che proprio un magistrato di sorveglianza, Simone Luerti, nel dicembre 2018 gli aveva concesso per offrirgli l'opportunità di curarsi dalla sua patologia legata al consumo di cocaina. Salvo poi però interrompere la misura esattamente un anno dopo per le ripetute violazioni delle prescrizioni da parte del bel Fabrizio, tra cui l'arcinoto blitz al boschetto dello spaccio di Rogoredo. Così ieri, dopo la sentenza, «Fabry» per protesta si è tagliato lievemente il polso sinistro, quindi si è sporcato il volto con il sangue uscito dalla ferita e in queste condizioni splatter è apparso in alcune «stories» su Instagram, che poi ha dovuto cancellare. «Questo è solo l'inizio, sacrificherò la mia vita per togliervi da quelle sedie» ha urlato sul social riferendosi platealmente al presidente del Collegio della sorveglianza, Marina Corti e al sostituto procuratore generale Antonio La Manna. Infine ha postato un video che lo immortala mentre abbraccia la madre Gabriella, in lacrime e dopo che si sdraiato a terra mentre i poliziotti lo aspettano e intanto cercano di tranquillizzarlo per farlo salire in auto. Alla fine gli agenti lo ammanettano e arriva un'ambulanza. Prima di arrivare al Niguarda Fabrizio danneggia il mezzo di soccorso sfondando un vetro, quindi, entrato in ospedale in codice verde, viene medicato prima del trasferimento in carcere, a Bollate.

Lo scorso lunedì era stato proprio La Manna a chiedere che Corona lasciasse i domiciliari e tornasse in cella, girando al Tribunale di sorveglianza la richiesta di sospensione di differimento della pena. E anche se «il re dei paparazzi» ieri ha confidato al «Corriere della Sera» di essere pronto a togliersi la vita per quella che ha definito «la più grande ingiustizia dal punto di vista giuridico in Europa», il suo fine pena scadrà solo il 20 settembre 2024. Il collegio dei magistrati milanesi ha spiegato infatti che il 46enne ha violato alcune tra le prescrizioni impartitegli perché non solo ha utilizzato i social, ma ha anche partecipato a programmi televisivi che gli hanno fruttato svariate cause per minacce e diffamazione (non ultime le sue apparizioni sul caso di Alberto Genovese, l'imprenditore accusato di stupro) e infine, nel marzo 2020, in pieno lockdown, avrebbe ospitato a casa sua, a Milano, alcuni pregiudicati con i quali aveva organizzato anche una festa, diffondendo poi le immagini sul web. Corona sarebbe anche responsabile di una presunta truffa per un contratto di «restyling» di immagine.

I giudici fanno notare che, da prescrizioni, Corona avrebbe dovuto solo occuparsi di seguire un percorso di cura e che non era stato autorizzato a svolgere nessun genere di attività, anche se alcuni permessi per uscire di casa gli erano stati regolarmente concessi.

E se prima era stato in affidamento terapeutico per problemi di tossicodipendenza ora, spiega ancora il collegio giudicante, «quei problemi li ha risolti».

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