Eroi o «solo» campioni del mondo? In Francia s'accende il dibattito sulla Legion d'Onore che i 23 calciatori della nazionale guidata da Didier Dechamps dovrebbero ricevere nelle prossime settimane. Una coincidenza disturba: la consegna della più alta onorificenza francese ai Bleus potrebbe precedere o coincidere con il centenario del 1918, ovvero dell'armistizio che segnò il «fischio finale» della Prima Guerra mondiale. La Francia pianse oltre 1 milione e mezzo di morti o dispersi, per non parlare dei 4 milioni di feriti «tornati a casa traumatizzati e spesso dimenticati». Di fronte a una simile tragedia, che un calciatore riceva la Legion d'Onore a 20 anni «sembrerebbe quasi indecente», ha scritto Jean-Paul Prétot, sindaco di un piccolo comune di 450 abitanti a est del Paese.
Rivolgendosi alla Federcalcio e ai talenti più giovani della nazionale francese, venerdì ha chiesto formalmente di rinunciare alla medaglia. «Una rinuncia come omaggio ad altri giovani, quelli che morirono un secolo fa sui campi di battaglia». Il primo cittadino di Loulans-Verchamp in Haute-Saône (dipartimento che ospita Vesoul «la città più sportiva di Francia» vista la quantità di squadre di calcio e impianti sportivi) fa rumore. Lui, che ha vissuto al 100% la vittoria del Blues in Coppa del Mondo, vorrebbe trasformare l'evento in una «celebrazione virtuale» degli eroi anonimi che hanno combattuto per il Paese.
Al momento i talenti della nazionale francese non hanno risposto. Ma ci aveva pensato Olivier Giroud a rimodellare l'impresa calcistica già al rientro dalla Russia. L'attaccante dei Bleus il 17 luglio si era già interrogato sulla Legion d'Onore: «I soldati la meritano più di noi», disse dopo la passerella sugli Champs Elysées. Ora un sindaco chiede un gesto effettivo ai campioni del mondo in omaggio ai cosiddetti «pelosi» (termine vezzeggiativo per indicare la fanteria francese dell'epoca per la loro propensione alla barba e ai baffi folti e la provenienza dalle campagne) morti nella Grande Guerra che non sono stati decorati.
I paragone con i talenti provenienti dalla banlieu calza. Per questa ragione, passato l'entusiasmo («Avevo una zona fan installata a casa mia racconta il sindaco eravamo un buon centinaio in ogni partita. Ho versato tanta birra quanto lacrime di emozione»), ha scritto ai tre più giovani campioni, Kylian Mbappé (19), Benjamin Pavard (20) e Lucas Hernandez (20).
«Sono, a mio avviso, più maturi rispetto alla squadra del 1998», dice Pretot. «Vedo che sono idoli, dei miei due nipoti per esempio. I giovani li adorano. La loro influenza è essenziale.
Sarebbe l'occasione per aprire un vero dibattito quando celebreremo il centenario della Prima guerra, altrimenti ci sarebbe un risvolto indecente a sfoggiare questa medaglia quando giovani soldati morti per la libertà non hanno avuto nulla».
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