L a cartolina non cambia. O forse si, ma in peggio. Agosto 2015-agosto 2016, oggi Ventimiglia sembra ancora terra di nessuno. Dimenticata dall'Italia, avamposto di frontiera per i francesi; un confine sbarrato per migliaia di migranti, profughi od aspiranti tali, nordafricani come subsahariani, d'ogni età, sesso, religione.
Ventimiglia è questo ultimo pezzo di Belpaese, da un anno, trasformato di fatto in un enorme centro d'accoglienza a cielo aperto. Una strisciolina di lungomare ligure dove d'inverno si sopravvive e d'estate si combatte. Pochi chilometri più a nord c'è la dorata Costa Azzurra. Anche da qui vorrebbe passare questa misera, ma sempre più combattiva, fetta di variegata umanità decisa a sparpagliarsi nel resto d'Europa.
La popolazione locale non ne può più. Problemi sanitari, di assistenza, di civile convivenza un anno dopo si sono fatti più virulenti. E poi gli scontri, le tensioni, poliziotti costretti a «caricare» un giorno sì e l'altro pure, migranti sparsi in ogni dove, accampati sugli scogli come per le strade e i vicoli della città.
No global, antagonisti vari, duri e puri dei centri sociali adesso riuniti sotto il nome di «No borders» - ma si sa, uno vale l'altro: «No Global», «No Tav», «No Expo», ecc. -_ trovano di nuovo una simbiosi perfetta nella violenza. Stavolta manifestano - dicono - in nome di confini aperti, per solidarizzare con esuli disperati e bisognosi, in fondo quel che cercano è la rissa. Cortei più o meno pretestuosi, marce improvvisate, provocazioni fino a che il tafferuglio, con quel che resta delle nostre forze dell'ordine, ci scappa. Le ultime avvisaglie tre giorni fa, quando un centinaio di extracomunitari era riuscito a raggiungere un po' a piedi un po' nuotando la prima spiaggia francese. Una faticaccia servita a poco: tutti beccati nel giro di qualche ora dai transalpini e rispediti in Italia su due pullman.
Sabato sera, invece, c'è scappato il morto. Non un immigrato ma un nostro agente del Reparto mobile. Una fatalità, derubricano subito tutti. Il sovrintendente capo Diego Turra, è crollato schiantato da un infarto mentre si preparava a una carica contro una cinquantina di No borders che tentavano di occupare il centro città. preludi di quella che ieri avrebbe dovuto essere la giornata della «grande manifestazione». La si temeva, alla fine non c'è stata. Almeno trecento gendarmi francesi presidiavano le due vie d'accesso alla Marianne, una al di là del ponte di San Ludovico; l'altra in territorio francese a ponte San Luigi. Treni e autobus in particolare nelle stazioni immediatamente oltre frontiera, Menton-Garavan, Menton e Nizza controllati a tappeto, cosi le auto in entrata e in uscita. A Ventimiglia, invece i nostri poliziotti e carabinieri, pronti in tenuta antisommossa.
A nostrani contestatori intanto provavano ad affiancarsi i guerrafondai colleghi francesi. Tre, due donne e un uomo, sono stati bloccati al confine. Erano diretti qui con la macchina carica di mazze, catene e coltelli. Ancora, forse, non sapevano che i nostri avessero deciso di rinunciare alla battaglia: «Non cadiamo nella trappola della polizia- hanno comunicato più tardi i No borders-. Terremo un presidio fisso. Qua a Ventimiglia come in tutta Europa ci sono ancora persone solidali alle persone in viaggio e continueranno a esserci, che la Questura lo voglia o meno».
Il corpo a corpo sembra, dunque, solo rinviato.
Ma almeno la polizia ne ha approfittato per provarne a fare un po' di repulisti.
Un uomo e di una donna, accusati di aver partecipato agli scontri di sabato notte, sono stati arrestati e spediti rispettivamente nel carcere di Imperia e in quello di Genova. Altre undici persone, tra italiani e stranieri, sono state denunciate. Circa una sessantina, infine, i fogli di via consegnati brevi manu.
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