Carlos, il cane dato in adozione perché a casa stava troppo bene

Un pastore che vive in villa, tre amiche che vedono una sofferenza che non c'è. Il finale? Tragicomico

Milano. Un cane che si fa i fatti suoi, nel giardino di una villetta di Segrate, hinterland milanese. Carlos, pastore maremmano, cinque anni, vita da pascià. Entrano in scena gli animalisti. Va a finire che Carlos viene sequestrato di forza, con l'ausilio dei carabinieri: per il suo bene, per salvarlo da maltrattamenti che non ha mai subito. E da venti giorni Carlos è ospite suo malgrado nella casa di una volontaria, in attesa di una perizia che non si sa ancora quando si farà. Nel frattempo, la Procura di Milano ha convalidato il sequestro effettuato dai volontari zoofili: uno dei quali è su Facebook tra i pochi amici del pm che conduce l'inchiesta. I volontari che si sono portati via Carlos però si sono portati avanti: e hanno messo gli annunci sul web offrendolo in adozione.

La vicenda di Carlos ha aspetti quasi surreali, dove si distingue a fatica tra l'eccesso di zelo e il fanatismo animalista. Tutto inizia quando tre ragazze con la passione per i quattro zampe, nel giugno 2019, prendono a bombardare di messaggi il padrone offrendosi di portarlo un po' a zonzo mentre lui è al lavoro: «Ci piacerebbe dargli qualche ore per portarlo fuori, ci fa male vederlo sempre lì». Siccome il padrone non si convince, iniziano a messaggiare la ex moglie: «Non abbiamo più visto Carlos sulla rampa, che tu sappia è ancora vivo? Non lo vedevamo bene ultimamente». «Certo, è sempre nel giardino», risponde: poi, visto che le ragazze insistono, le invita a farsi i fatti loro. A visitare il pastore esce un agente della Protezione animali, che lo trova vivo e vegeto.

Ma le amiche non demordono. Carlos lo scopre la mattina del 6 marzo scorso, quando a casa sua arriva un agente delle Guardie ambientali d'Italia che esibisce un «verbale di sequestro probatorio». Carlos deve venire via. Il sequestro, si legge, è motivato dalle testimonianze delle tre amiche e di una quarta zoofila, che hanno descritto con toni allarmanti le sofferenze del pastore che avrebbe come unico riparo una «fatiscente cuccia in legno», cosicchè se ne stava all'aperto col pelo bagnato «anche nelle giornate invernali nonostante i rischi che ne derivavano, emanando lo sgradevole odore che caratterizza i cani quando il loro pelo si bagna e/o si inumidisce». Per non parlare del cibo: «Riso annacquato».

Così, sulla parola delle tre donne, Carlos viene portato via, «allo scopo di acquisire le prove del reato ed impedirne il proseguimento». L'agente delle Guardie d'Italia che esegue il sequestro scrive nel verbale che Carlos è all'aperto mentre piove e tira vento. Due giorni dopo, la Procura convalida il sequestro del quadrupede. Ma Fabrizio, il padrone del cagnolone, assistito dall'avvocato Paolo Sevesi, non demorde. E denuncia alla Procura per falso, abuso d'ufficio e calunnia gli animalisti che gli hanno portato via l'animale.

Perchè non solo Carlos sta bene, ma il 6 marzo non pioveva affatto.

Il 2 aprile, sarà il tribunale del Riesame di Milano a decidere la sorte di Carlos. A meno che nel frattempo le sue salvatrici non lo abbiano dato in adozione...

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