Cronaca nera

"Caro, è pronto". Tenta di uccidere il marito con il topicida

"Vi giuro, io non c'entro nulla" spiega la donna moldava, 46 anni, agli inquirenti che la interrogano

"Caro, è pronto". Tenta di uccidere il marito  con il topicida

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«Vi giuro, io non c'entro nulla» spiega la donna moldava, 46 anni, agli inquirenti che la interrogano. Eppure lei è l'unica che può aver avvelenato il cibo del marito, albanese di 54 anni. L'uomo da un anno a questa parte è un continuo dentro-fuori l'ospedale per attacchi di gastrite e disturbi digestivi. E ci credo, cena dopo cena, ha ingerito per mesi veleno per topi. «Ma io facevo le porzioni in tavola, mangiavo esattamente quello che mangiava lui» si giustifica la donna. La sua versione non è convincente. La Procura della Repubblica di Rimini, ha eseguito nei suoi confronti un'ordinanza di custodia in carcere.

I continui malori dell'uomo avevano insospettito i medici che, dalle analisi, hanno svelato un'atroce verità. Durante tutti i ricoveri da luglio del 2022 ha manifestando sintomi compatibili con avvelenamento da topicida. La conferma è poi arrivata con gli esami clinici e i test effettuati dall'istituto di medicina legale dell'Università di Padova, che hanno accertato la positività ematica dell'uomo ai principi attivi del Bromadiolone e Coumatetralyl, elementi chimici contenuti nei topicidi. I medici hanno quindi capito che il 54 enne ogni volta che arrivava in ospedale aveva assunto dosi di sostanze letali. Piena chiarezza - secondo gli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore, Paolo Gengarelli - riguardo la specie delle sostanze ingerite è arrivata quindi dai sanitari che hanno dettagliato la natura anticoagulante di questi veleni spiegando come fossero utilizzati esclusivamente come ratticidi e come il paziente fosse stato esposto al rischio di morte.

Infine il marito, rendendosi conto della situazione, è stato lui stesso a chiarire agli investigatori della squadra Mobile che l'unica persona che poteva avvelenare il suo cibo era la moglie. Nel corso della perquisizione domiciliare la polizia ha quindi trovato e sequestro, in un cassetto dell'armadio della camera da letto, una siringa contenente una sostanza ignota di colore rossastro.

La conseguente consulenza tecnica disposta dalla Procura ha stabilito che il liquido era bromadiolone.

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