Casa Bianca, la sfida dei tycoon Ma Manafort minaccia Trump

Michael Bloomberg, magnate dei media, pronto a correre coi Dem. L'ex uomo di Donald: io colpevole sul Russiagate

Valeria Robecco

New York Il Russiagate continua a tormentare il presidente americano Donald Trump, mentre all'orizzonte spunta un nuovo possibile sfidante per la corsa alla Casa Bianca nel 2020, l'ex sindaco di New York Michael Bloomberg. Le grane per il tycoon arrivano dall'ex capo della sua campagna elettorale, Paul Manafort, che si è formalmente dichiarato colpevole in tribunale di due capi di imputazione: cospirazione contro gli Stati Uniti e cospirazione per ostacolare la giustizia. Manafort ha raggiunto un accordo di cooperazione con il procuratore speciale Robert Mueller, e secondo alcuni questo potrebbe portare a una svolta nelle indagini sulle possibili collusioni dell'entourage di Trump con uomini di Mosca. Ma c'è anche chi ritiene che al contrario il patteggiamento potrebbe risparmiare settimane di attenzione mediatica sulla vicenda, proprio nel mese precedente alle elezioni di Midterm. Una fonte vicina alla vicenda fa sapere che il team di The Donald non teme che Manafort abbia informazioni significative da condividere con Mueller. E la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ribadisce come l'accordo «non abbia nulla a che fare con Trump o con la sua vittoriosa campagna presidenziale del 2016». «Ancora una volta un'indagine si è conclusa con un patteggiamento che non ha nulla a che vedere con il Commander in Chief o la sua campagna - sottolinea da parte sua il legale del tycoon, Rudy Giuliani - Il motivo è che il presidente non ha fatto nulla di sbagliato». Gli investigatori del team di Mueller, intanto, hanno ufficializzato l'intesa raggiunta in vista del secondo processo di Manafort, in programma dal 24 settembre in una corte federale di Washington, dove deve rispondere di sette capi di imputazione legate alla sua attività illegale di lobbying per politici ucraini e per aver tentato di manipolare i testimoni. Mentre in agosto è stato riconosciuto colpevole da una giuria di otto capi di imputazione per evasione fiscale e frode bancaria, sempre per operazioni illegali di lobbying. L'avvocato di Manafort ha spiegato che i 10 capi di imputazione su cui la giuria del primo processo non aveva raggiunto un accordo saranno lasciati cadere come parte dell'accordo.

Nel frattempo spunta un nuovo possibile rivale per The Donald a Usa 2020. È il tre volte sindaco di New York Michael Bloomberg, a capo di un impero dei media e con una fortuna personale di oltre 50 miliardi di dollari, che starebbe valutando una discesa in campo nelle fila dei democratici. Bloomberg, 76 anni, è stato eletto primo cittadino della Grande Mela come repubblicano nel 2001, poi nel 2007 ha lasciato il partito, diventando indipendente. Ha già valutato di correre per la Casa Bianca nel 2008, 2012 e 2016, come indipendente, ma alla fine ha sempre deciso di desistere per non spaccare l'elettorato democratico. Negli ultimi anni il magnate dell'informazione ha stanziato ingenti somme in battaglie anti-Trump, sul clima o contro le armi.

E nel giugno scorso ha messo 80 milioni per contrastare le politiche del presidente e aiutare i democratici a riconquistare la Camera nelle elezioni di metà mandato. L'entrata a gamba tesa nel voto di Midterm potrebbe preludere alla sua discesa in campo alle presidenziali.

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