Arriva oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri il disegno di legge delega per la riforma del Testo unico dell'edilizia, la cornice normativa che dal 2001 regola cantieri, sanatorie, titoli edilizi e rapporti tra cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. Un intervento atteso da anni, nato per superare la frammentazione prodotta dalla competenza concorrente tra Stato e Regioni, alla base di interminabili contenziosi. Come anticipato dal Giornale lo scorso 25 settembre, il governo punta a riscrivere l'intero impianto, dando vita a un nuovo "Codice delle costruzioni".
Il primo capitolo riguarda proprio il rapporto Stato-Regioni. Il nuovo Codice dovrà distinguere chiaramente quali norme rientrano nella potestà esclusiva statale e quali nella competenza concorrente, fissando criteri unici per definire abusi e difformità. Significa porre fine al mosaico interpretativo che oggi porta, per esempio, un sottotetto a essere abitabile in una regione e non in quella accanto. Saranno lo Stato e la legge delega a fissare parametri minimi - come altezze e requisiti igienico-sanitari - validi ovunque.
Sulla scia del decreto Salva Casa, il ddl rilancia poi il meccanismo del silenzio-assenso per velocizzare sanatorie e autorizzazioni. I tempi diventeranno perentori: se l'amministrazione non risponde, il titolo si intende formato. Nei casi più complessi, quando intervengono più enti o ci sono vincoli storico-artistici, potrà subentrare una figura con poteri sostitutivi, una sorta di commissario ad acta capace di sbloccare l'inerzia burocratica.
Ampio spazio è dedicato anche agli abusi storici, cioè anteriori al primo per i Comuni fu introdotto l'obbligo del piano regolatore. Per queste situazioni - difficili da documentare e spesso impossibili da regolarizzare per assenza della doppia conformità - la delega prevede criteri più flessibili, pur senza deroghe alle norme di sicurezza: la sanatoria potrà essere subordinata a interventi di messa in sicurezza o adeguamento tecnico.
Novità anche nella classificazione degli interventi. Addio alla vecchia distinzione tra manutenzione straordinaria, restauro e ristrutturazione: le opere saranno catalogate in base alla rilevanza e all'impatto sul territorio, con una corrispondenza diretta tra tipologia e titolo abilitativo (Cila, Scia o permesso di costruire).
Un modo per evitare interpretazioni difformi, come quelle che negli ultimi mesi hanno bloccato interi cantieri a Milano lasciando famiglie in attesa delle case acquistate sulla carta. Il ddl interviene infine su beni vincolati, agevolazioni fiscali e accesso ai contributi pubblici: i benefici saranno concessi solo agli immobili in piena conformità edilizia.