Non poteva che chiamarsi Rousseau. Provate a guardare l'Italia con gli occhi di Gianroberto Casaleggio e non sottovalutatelo. Se Grillo è il volto del Movimento 5 Stelle, lui è quello che sa dove andare. È vero, in questa stagione i grillini hanno raccolto poco. Non pesano, non si alleano, non fanno numero, però sono lì. Hanno voti e sono la variabile con cui prima o poi bisogna fare i conti. Casaleggio non ha mai rinunciato a scardinare il Parlamento. Il suo sogno resta la democrazia diretta. Niente partiti, niente intermediari, nessuna poltrona, le scelte fatte rivolgendosi direttamente alla sovranità popolare. A parole sembra bella. È l'agorà greca. È la democrazia faccia a faccia. È parente stretta dello spirito referendario evocato e seppellito da Tsipras. E non è certo un'idea nuova. Era infatti anche il sogno di Jean Jacques Rousseau, il figlio dell'orologiaio di Ginevra, il filosofo della volontà generale e del contratto sociale, un illuminista che non aveva molta fiducia nella ragione. Ora qualcuno si starà chiedendo perché siamo qui a parlare di Casaleggio e di Rousseau. Semplice, perché la democrazia diretta è una tentazione per nulla banale quando cresce la sfiducia. Di chi si fidano gli italiani? Ultimamente solo di se stessi e neppure tanto. Meglio fare da soli. La scommessa dei grillini in fondo è stata sempre questa. Casaleggio dice che si può fare. Niente Parlamento, basta la rete. E qui arriva Rousseau. Sotto forma di un portale, di un sito internet di marca Casaleggio e battezzato appunto Rousseau. I nomi a volte dicono tutto. L'idea è che i cittadini possano scrivere direttamente le leggi. Il Movimento 5 Stelle le scrive e tu voti sì o no, mi piace o non mi piace. Questo naturalmente vale anche per i candidati (che prima o poi dovrebbero scomparire) e per tutte le questioni su cui vale la pena discutere e votare.
Il problema è la sovranità della rete, di internet, anzi del sito privato di Casaleggio. Il portale dei grillini non è il popolo. È una parte. È la parte di chi si riconosce nel movimento. Questo va bene fino a quando non pretendi che quella parte sia la volontà generale. E questo i grillini spesso finiscono per farlo. Lo ha detto la rete, lo decide la rete, lo sostiene la rete e così la rete diventa un dittatorello antipatico manovrato da poche persone. Deve essere l'influenza del buon Jean Jacques. Casaleggio infatti replica con queste parole. «Vota chi decide di votare. Tutti gli iscritti sono interpellati. Che cosa vuol dire basso? 26mila o 50mila votanti certificati sono pochi? In rapporto a che cosa? Per i giornali e per i partiti i nostri votanti sono sempre pochi. Quanti hanno votato alle primarie in Liguria per Cofferati? Pochi? Tanti? Chi li ha certificati? Oggi il Movimento ha oltre 100mila iscritti: questa è la nostra platea dei votanti (in crescita), che speriamo si ampli sempre più. Chi vuole vota, e la maggioranza decide».
Quando chiesero a Rousseau cosa fosse questa benedetta «volontà generale» la risposta fu sempre indefinita. È quella che sceglie il bene della comunità. È quello che pensa la maggioranza? No, non proprio, forse un po' sì, sicuramente è un indizio. E qui si arriva al problema serio: e se uno non è d'accordo con la volontà generale che succede? La volontà generale è un dio e non si discute. Non è la banale maggioranza della democrazia. Non ci sono i diritti della minoranza. Quando vai contro la volontà generale o ti adegui o sei fuori. È bianco e nero. Rousseau scrive: «La volontà è generale o non lo è; è quella del corpo del popolo o solamente di una parte». Non ci sono sfumature, perché nella comunità ideale di Rousseau l'individuo si perde, non ha cittadinanza e se va in direzione ostinata e contraria è un nemico, un egoista, un'anomalia da spazzare via. La clausola fondamentale del contratto sociale, quella che lo rende legittimo è che ognuno (come singolo) si dia a tutti gli altri (come comunità). È il patto dei cittadini della rete e chi devia o non è connesso bestemmia contro la sovranità del tutto. «Chiunque rifiuterà di obbedire alla volontà generale vi sarà costretto da tutto il corpo, il che non significa altro che lo si forzerà a essere libero».
Chissà se poi Rousseau e Casaleggio si fidano davvero del popolo. A pensarci bene non del tutto. Il popolo è sovrano ma siccome è cieco va guidato. Da chi? Ma dal proprietario del sito, naturalmente. È lui l'illuminato. «Da solo il popolo vuole sempre il bene, ma non sempre, da solo, lo vede».
Questo è quello che sostiene Rousseau ed è anche il motivo per cui Casaleggio non apre i vertici dei Cinque stelle. Non si sa mai che pezzo di popolo ti metti in casa. Qualcuno, prima di Casaleggio, ha provato a mettere in pratica le teorie del filosofo di Ginevra. Si chiamava Maximilien Robespierre, detto l'Incorruttibile. Zac.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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