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Casaleggio contro i grillini: sono attaccati alle poltrone

Scontro aperto sul terzo mandato tra duri e possibilisti. Conte se ne lava le mani: "Sul tema non mi espongo"

Casaleggio contro i grillini: sono attaccati alle poltrone

Due giorni di progetti e belle parole ma si finisce sempre lì. Ogni discorso sulla rifondazione del M5s si infrange sulla regola del doppio mandato. Tra chi la blinda sul serio e chi, sotto sotto, vuole aggirarla. Il dibattito sul sacro principio crea una nuova faglia che spacca il Movimento. Sempre più diviso tra quelli a cui conviene mantenere il limite dei due mandati e i tanti che smetterebbero con la politica nel caso il totem non venisse né abbattuto né modificato. Alla fine tutto si riduce a una diatriba sulla ricandidatura dei grillini che hanno esaurito i mandati a disposizione. Ballano complessivamente 109 seggi, compresi quelli di una quarantina di consiglieri regionali. Davide Casaleggio, ospite di Lucia Annunziata a Mezz'ora in più su Rai3, infatti rilancia agitando sospetti sul collegamento tra le critiche dei parlamentari alla piattaforma Rousseau e l'obiettivo di ottenere il terzo mandato. «Nel M5s c'è un grande dibattito su tante tematiche politiche ed è giusto che ci sia», spiega Casaleggio. Poi scocca il dardo: «Altra questione è entrare nel merito delle regole e mettere in difficoltà finanziaria Rousseau per mettere sul tavolo il terzo mandato o la democrazia dal basso o altre regole fondamentali del M5s». Frasi bollate come «false, diffamatorie e misere», nonché «fuori luogo» dal reggente Vito Crimi. Che durante l'assemblea dei deputati rimarca: «I portavoce del M5s hanno versato oltre tre milioni e mezzo per la piattaforma Rousseau». Poi aggiunge che l'obiettivo non è arrivare a uno scontro legale con Rousseau. E il vicecapogruppo alla Camera Riccardo Ricciardi ironizza: «Ha fatto più democrazia Zoom che Rousseau». Conte invece cerca di smarcarsi dalla faida. «Io sono l'ultimo arrivato e non posso intervenire in un rapporto consolidato negli anni», se ne lava le mani.

Proprio mentre Casaleggio prendeva posto nello studio della Annunziata, i deputati facevano la prima pausa di una lunga maratona su Zoom. La riunione comincia alle 10 e 30 e va avanti fino al pomeriggio. Tra i big interviene l'ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Conte non si dilunga. «Movimento o partito? Le classificazioni non ci importano un fico secco», dice all'inizio. Casaleggio replica in differita. La trasformazione del M5s in un partito «non è la strada giusta», spiega. Nel futuro vede una «Platform society», «un nuovo modo di interagire sulle singole battaglie». Che poi potrebbe essere il futuro di Rousseau. Una piattaforma dove interagire su singole campagne.

C'è ancora grande incertezza sulla prossima piattaforma dei Cinque Stelle. Si parla di appaltare le operazioni di voto a «società esterne». Ma il nuovo sito sarà sotto il controllo della struttura politica. Fonti parlamentari ipotizzano scadenze ancora più lunghe per l'incoronazione dell'ex premier. Si potrebbe arrivare anche a maggio. Al momento manca un'alternativa concreta a Rousseau. «Come diventa capo politico Conte? Con quali iscritti e su quale piattaforma?», incalza in assemblea il deputato Sergio Battelli, presidente della Commissione Ue a Montecitorio. Crimi non risponde.

Nei gruppi è in corso un vero psicodramma generazionale. Parlamentari al primo mandato contro parlamentari al secondo mandato. I primi idolatrano Conte in assemblea. I secondi invece chiedono garanzie sul loro futuro e sui soldi al partito. Qualcuno non esclude di migrare altrove. Circolano voci di nuove iniziative politiche autonome da parte di Casaleggio e Alessandro Di Battista. Gli espulsi sono pronti a dare battaglia. «Questa non è una rifondazione, è una regressione», dice uno di loro, il senatore presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra.

«Non ne possiamo più dell'attendismo di Conte», è la voce che arriva da dentro.

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