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Casaleggio spegne lo "scudo": stop all'assistenza legale ai 5S

L'Associazione non fornirà più assistenza a eletti e militanti. Patuanelli minaccia causa per difendere il Movimento

Casaleggio spegne lo "scudo": stop all'assistenza legale ai 5S

Lo scontro tra Davide Casaleggio e il Movimento 5 stelle continua a riservare nuovi colpi di scena. I parlamentari del M5S e i consiglieri regionali non potranno più contare sullo scudo legale garantito da Rousseau. I soldi rimasti – almeno per il momento – serviranno per coprire le spese legali direttamente riconducibili alle attività associative o ai procedimenti che vedono coinvolti Beppe Grillo e i capi politici che si sono susseguiti nel tempo. Negli scorsi giorni si sarebbe concretizzata la decisione di interrompere i vari servizi garantiti a favore degli eletti: attività che in alcuni casi si sarebbero potute svolgere anche a favore di militanti e attivisti coinvolti in vicende giudiziarie. Ipotesi già ventilata lo scorso autunno, quando i parlamentari morosi erano stati destinatari di un ultimatum. Il proprietario della piattaforma Rousseau è ormai ai ferri corti con i pentastellati: parlamentari che guardano a un nuovo corso nel segno di Giuseppe Conte e delle alleanze con il centrosinistra. Dimensione molto lontana da quella sognata dall’imprenditore di Ivrea, erede di Gianroberto e delle teorie palingenetiche alla base della nascita di Movimento e Meet up sui territori. Le frizioni tra Casaleggio e il M5S non nascono solo a causa delle differenti visioni dell’impegno politico. Come in tutti i divorzi sono protagoniste anche la materie connesse alla gestione della cassa.

Negli scorsi giorni sono circolate informazioni in merito al credito che Rousseau vanterebbe nei confronti di parlamentari e consiglieri regionali. Secondo alcune fonti si tratterebbe di circa 450mila euro. Richiesta che secondo qualcuno sarebbe illegittima. La pensa così Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole e regista del nuovo corso grillino. Tanto che il ministro si è sentito in dovere di spiegare che non ci saranno timori reverenziali nel darsi appuntamento di fronte a un giudice: “Se Rousseau parla di 450mila euro di arretrati non vedo alternativa alla causa. Mi auguro che prevalga il buonsenso. Non esiste un contratto e il Movimento non è titolare dei conti correnti a cui si è fatto riferimento”.

Intanto proseguono i lavori per strutturare al meglio il nuovo percorso del Movimento 5 stelle. Al centro della scena l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’eterno confronto tra la corrente vicina a Roberto Fico, presidente della Camera e Luigi Di Maio, titolare della delega agli Esteri nel governo di Draghi. Transizione ecologica, ambiente e lotta alle diseguaglianze sono argomenti che saranno posti al centro del confronto con il Pd e con le altre anime del centrosinistra. Non sarà abbandonata neanche la formula della democrazia diretta. Sicuramente, per consultare gli iscritti, non si potrà più fare affidamento a Rousseau.

Ricomporre la frattura non sembra facile.

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