Roma È per giudizio insindacabile del guru Davide Casaleggio che il sindacato diventa all'improvviso un interlocutore del Movimento Cinque Stelle. Motivo? Uno soltanto, pubblicamente inconfessabile: dopo la batosta elettorale bisogna creare nuove condizioni «per vincere e governare il Paese». Così ieri, nella solita dichiarazione stringata di Casaleggio rispunta la parola «concertazione». Lui, modello del politico 2.0, prova a svecchiarla, parla di «condivisione con le parti sociali». Il concetto non cambia.
«Abbiamo discusso per otto mesi sul programma online, tra qualche settimana dovremmo finire questo primo processo di condivisione e i prossimi passi saranno quello della condivisione con le parti sociali che avvieremo a breve», dice Casaleggio prima di entrare alla Camera dei deputati. «Noi al governo? Ci andremo, ma dobbiamo ancora lavorare», dice sempre ieri Luigi Di Maio, mentre sta per entrare nel quartiere generale dell'Hotel Forum: deve incontrare Casaleggio, sceso a Roma per la seconda volta in cinque giorni. «Per parlare del programma», ripete in entrambe le occasioni, come per dimostrare che il voto per eleggere i sindaci è già acqua passata, «comunque un ottimo risultato, ancora in crescita, con la vittoria in 8 ballottaggi su dieci», insiste. Tutto mentre Beppe Grillo pare fare un passo indietro, pronto due giorni fa a dettare la linea dell'«unità interna» verso un Movimento di governo, ma sicuramente colpito dalle critiche dopo i pessimi risultati del primo turno, la sconfitta nella sua Genova e lo schiaffo di Parma.
«Ma che passo indietro, è al mare nella sua casa di Marina di Bibbona», replicano gli amici genovesi. Il comico sarà in villa, va bene, però in questi giorni è Casaleggio l'uomo che sta cercando di riordinare i suoi. Ed estrarre improvvisamente dal cilindro le parti sociali è senza dubbio un'idea sua. Grillo era stato chiarissimo, l'ultima volta a inizio aprile, non un secolo fa. Aveva scritto: «Basta con i finanziamenti indiretti delle imprese, quote di servizio o fondi che derivano da enti bilaterali», basta con «le tessere rinnovate con il silenzio assenso». Idee da condividere, certo, tanto che a condividerle erano pure gli uomini più vicini a Casaleggio, iniziando dal deputato Danilo Toninelli. Ora no, si cambia rotta o almeno si lascia intuire che questa sia la strada: abbracciare tutto quanto è possibile per rastrellare voti, strizzare l'occhio ai sindacati, ma chiedere anche «meno tasse» per chi lavora e reddito di cittadinanza per chi non lavora.
Guardare avanti, negando il passato, compreso l'ultimo ko elettorale. Pensare alle candidature di Roberta Lombardi, un altro sindaco per Roma; però andare a pranzo con la sindaca Virginia Raggi e gli uomini mandati per commissariarla, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, per dire a fine incontro «Virginia, vai avanti». Virginia (Raggi) che non fosse altro in Campidoglio ha il sostegno dei sindacati: contraria alla privatizzazione delle aziende partecipate, continua a raccogliere pubblici attestati di stima dalle parti sociali. Casaleggio va a incontrare deputati e senatori: l'invito all'unità di Grillo non è casuale, da inizio legislatura sono già 37 i cittadini onorevoli fuggiti dal Movimento, 18 deputati e 19 senatori.
Virginia Raggi, invece, scappa «a un incontro con l'Associazione industriali». Un voto vale sempre, guai farsene scappare uno. Alla fine capiranno anche i disorientati attivisti grillini. In fondo rappresentano solo il 5% degli elettori Cinque Stelle.
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