Sorridente, giovane, brillante e in carriera. La nuova vicepresidente della giunta regionale toscana, Mia Diop, ha solo 23 anni, ma fa politica nel Partito democratico da quando era ancora minorenne. Livornese ma di origini senegalesi, studentessa di Scienze Politiche, Mia ha visto salire le sue azioni nei Dem da quando al Nazareno è arrivata Elly Schlein. Anche se Enrico Letta l'aveva già voluta, ventenne, nel comitato costituente del nuovo Pd è stata la neosegretaria, due anni fa, a chiamarla nella direzione nazionale del Partito democratico. E sempre Elly dopo il voto toscano - avrebbe caldeggiato con Giani il prestigioso incarico per Diop.
D'altra parte la giovane politica toscana incarna il credo della nuova generazione "schleiniana", tra freschezza e interculturalità. Ma la sua ascesa lampo, insieme ai record anagrafici, porta con sé anche qualche episodio del passato che ha fatto discutere, anche all'interno dello stesso Pd.
Due anni fa il primo inciampo, come sovente capita avvenuto via social. Mia, un paio di giorni dopo l'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre, pubblica una storia su Instagram. "Sempre dalla stessa parte", scrive, accompagnando la frase con immagini con immagini di bandiere palestinesi: "Grazie all'associazione Livorno-Palestina per tenere viva l'attenzione sulle condizioni del popolo palestinese. Per Khaled e tutti i prigionieri politici detenuti illegittimamente". L'esponente Pd pubblica anche l'immagine di un'altra bandiera con su scritto "Antifascismo-antisionismo". Scoppia la bufera. Anche nel suo stesso partito. Il vice del Pd livornese Alessio Quintavalle, che è anche membro della comunità ebraica della città labronica, si indigna. E lei? Si difende. Spiega che il post era relativo a una manifestazione a cui aveva partecipato il 7 ottobre per la liberazione dello studente italo-palestinese Khaled El Qaisi e parla di "strumentalizzazione inaccettabile", pur se si ricorda di condannare "senza se e senza ma" l'attacco di Hamas solo in occasione del chiarimento, dopo le polemiche sollevate dalle sue stories, nelle quali ad attentato già conclamato se n'era invece scordata. Da allora e fino a oggi non risultano dalle cronache o dai social altre dichiarazioni sulla questione palestinese, nonostante la guerra e il tanto sangue versato.
A novembre, sempre 2023, il suo nome era poi tornato sui media per una polemica che la riguardava indirettamente. Fuori dal Coro, il programma di Mario Giordano su Rete4, scoprì che Mbaye Diop, a lungo leader della comunità senegalese di Livorno e padre di Mia, pure lui con un passato da tesserato dem, aveva occupato per vent'anni una casa popolare a Livorno senza pagare l'affitto e accumulando con il comune un debito di oltre 27mila euro. Interpellata sulla questione dall'inviata del programma, Mia Diop scaricò il genitore: "Ho visto il servizio", disse spiegando di non aver "rapporti con quell'uomo" e di non avere "mai vissuto in quella casa con mio padre". "Chi sbaglia paga", aggiunse, per poi affondare il colpo: "Se avessi saputo probabilmente sarei stata la prima a denunciare". Per poi chiarire: "La colpa dei padri non deve ricadere sui figli, non si sceglie da chi nascere, al massimo si può scegliere di diventare persone migliori". Tutto giusto.
Anche se, alla luce di quell'evento, fa un po' sorridere quanto scritto ieri dalla neo vicepresidente su Instagram: "La mia generazione vive tra affitti impossibili, lavori precari, genitori verso cui non si vuole pesare ma da cui non si riesce a staccarsi. Ne faccio parte anch'io". Lei, però, da quel padre - e dal suo affitto impossibilmente basso - ha saputo staccarsi eccome.