Caso banche, la Finanza non spierà i nostri conti

Il generale Arbore illustra le novità del dl Fiscale Nessuna verifica sui singoli, ma solo sui saldi

Caso banche, la Finanza non spierà i nostri conti

C on l'approvazione, l'altro ieri, del decreto Fiscale cambia per la Guardia di finanza la possibilità di controllo dei dati bancari. Le novità introdotte dalla normativa riguardano, in modo particolare, l'accesso ai dati dell'archivio dei rapporti, cosiddetto «rafforzato», già a disposizione dell'Agenzia delle entrate.

Per chiarire meglio di cosa si tratti, in materia di accertamenti bancari la Gdf è dal 1976 che come polizia valutaria può accedere ai conti correnti per controllare i movimenti transfrontalieri di valuta. Dal 1991, con la legge 413, è stata introdotta la possibilità per fini fiscali in chiave amministrativa di accedere ai conti correnti sottoposti a verifica. Per questi accessi è prevista una procedura interna di controllo che fa capo al comandante della Regione, ovvero un generale, che autorizza l'accesso puntuale ai conti correnti, verificando la legittimità dei presupposti.

Cosa è accaduto? Questa riforma estende alla Gdf facoltà già previste per l'Agenzia delle entrate che riceve dalle banche, nell'anagrafe rafforzata, una serie di dati relativi ai saldi dei conti correnti degli italiani e delle movimentazioni medie per analisi di rischio. Non sono dati sul singolo soggetto, ma per analisi. Per esempio, se su un determinato territorio c'è un innalzamento dei saldi medi di conti correnti non giustificato da una crescita del Pil, vuol dire che c'è un flusso finanziario che ha un'origine non perfettamente lecita. Si fa allora una scrematura con altri alert di rischio in ragione, ad esempio, dell'esistenza di partite Iva connesse e si può quindi arrivare a un'individuazione di un numero circoscritto di soggetti su cui poi avviare gli accertamenti.

«Questa analisi di rischio limitata alla sola Agenzia delle entrate - spiega il generale Giuseppe Arbore del reparto operazioni delle Fiamme gialle - non consentiva di valorizzare altre informazioni che ha la Guardia di Finanza. Per questo abbiamo generato con il tempo sinergie sempre più strette. Noi cerchiamo di affrontare le frodi dove è necessario un approccio investigativo».

L'altra parte di estensione di disponibilità di dati riguarda i conti correnti degli italiani all'estero, ma sempre per finalità fiscali. In termini di reciprocità, visto che anche il nostro Paese comunica agli altri Stati i dati di chi ha aperto qui un conto corrente, l'Agenzia delle entrate già riceve queste informazioni. In base alle norme comunitarie la finalità esclusiva è di contrasto all'evasione fiscale.

Con il decreto Fiscale questi dati potranno essere condivisi con la Guardia di finanza. La novità legislativa risponde ad un'esigenza di coerenza del sistema dei controlli, poiché in prospettiva i principali organi di vigilanza dell'amministrazione finanziaria, Guardia di finanza e Agenzia delle entrate, saranno dotati dei medesimi strumenti.

A tal fine, i due soggetti stipuleranno un'apposita convenzione per la definizione dei termini e delle modalità di comunicazione dei predetti elementi ed elaborazioni, in coerenza con le condizioni e i limiti che disciplinano la cooperazione amministrativa tra Stati nel settore fiscale.

«Tutti gli accessi all'archivio dei rapporti finanziari effettuati dal personale del corpo - prosegue Arbore - sono puntualmente tracciati e oggetto di costante monitoraggio sulla base di disposizioni specifiche impartite dal comandante generale».

Ovvero soggetti a rigorose procedure di autorizzazione interne, volte a verificare sempre la legittimità e l'esistenza dei presupposti. Inoltre, gli accessi sono continuamente monitorati e riservati solo a determinati militari. Novità che saranno utili a garantire che la legge venga rispettata.

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