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Caso Elkann, si cercano carte e diari

Interrogatori non risolutivi, i pm a caccia di scritti per ricostruire l'ultimo anno di Marella

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Altri tre interrogatori oggi. Camerieri, maggiordomi, guardarobieri delle residenze sabaude di Villa Frescot e Villlar Perosa. Il primo round dell'inchiesta sulla presunta frode fiscale a carico di John Elkann, del commercialista e presidente della Juventus Pietro Ferrero e del notaio Urs von Gruenigen si chiude qua. Non sono emersi, nelle deposizioni del personale condotte sin qua, elementi decisivi, in grado di sbrogliare la matassa.

Dove viveva Marella Agnelli in prevalenza? In Svizzera, come sempre dichiarato al fisco, o in Italia?

Si sa che la signora si divideva fra quattro location principali: Villar Perosa e Villa Frescot nel nostro Paese, poi Saint Moritz e Marrakesh in Marocco. L'esposto, presentato da Margherita, giudicato «serio» dalla procura, accredita l'ipotesi di una Marella tricolore per almeno 183 giorni nel 2018, e per le prime settimane del 2019, fino alla morte il 23 febbraio di quell'anno.

Si sperava che le testimonianze dei domestici potessero diradare le ombre, ma così non è stato. Amnesie, imbarazzi, sovrapposizioni e accavallamenti nei ricordi. Non sono arrivati elementi risolutivi. Ecco perché i pm hanno deciso di puntare sulle carte sequestrate che potrebbero offrire la soluzione del rebus. Inutile insistere con altri collaboratori della defunta nobildonna nel tentativo di ricostruire, a distanza di tanto tempo, i suoi spostamenti.

Qualcosa aveva già dimostrato l'investigatore privato assoldato da Margherita nella sua guerra alla madre defunta e ai tre figli di primo letto, ma a questo punto meglio, molto meglio spulciare i documenti e incrociare tutti i dati a disposizione.

Si spera che da quel materiale emerga un'agenda, un diario, qualche scritto che possa agevolare il lavoro di scavo, ma in ogni caso quella è la strada da percorrere. Anche se ci vorranno mesi. Se la tesi accusatoria dovesse trovare riscontro, si aprirebbero altri scenari: Margherita potrebbe provare a rimettere in discussione i patti successori firmati nel 2004, dopo la morte del padre Gianni. Con quella mossa, arrivata nel momento drammatico in cui l'impero della Fiat sembrava sul punto di sgretolarsi, Margherita usciva di scena - portando certo a casa un indennizzo miliardario - e l'eredità passava ai suoi primi tre figli John, Lapo e Ginevra. Oggi la donna, evidentemente pentita, vuole rovesciare quel tavolo, per questo ha intentato una causa civile, la «madre» del procedimento penale. Se si dovesse scoprire che la mamma abitava più in Italia che in Svizzera, questo sarebbe un elemento importante, di grande importanza e suggestione proprio per demolire i patti successori, nati a Ginevra.

Dunque, la settimana comincia con l'interrogatorio degli ultimi testi, su un totale di sette o otto, e proseguirà fra fogli e appunti per afferrare il passato. La frode, tutta da verificare, riguarda i circa otto milioni che Margherita bonificó alla mamma in quell'ultimo scorcio di vita di Marella, ma è chiaro che se dovesse saltare il teorema della residenza fiscale in Svizzera, allora si dovrebbe esplorare tutto il perimetro dei suoi beni.

Un'indagine complessa, dunque, mentre gli Elkann hanno spostato ormai lontano da Torino il baricentro delle loro attività, le residenze al centro dell'indagine sono state poste in vendita e la Fiat è stata diluita nel gruppo Stellantis, a trazione francese.

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