Caso Mps, inchiesta del Csm sulle toghe di Siena

Mai sentita la teste chiave, procedimento su giudice e pm. Che si difendono a mezzo stampa

Caso Mps, inchiesta del Csm sulle toghe di Siena

«L'audizione della Pieraccini non avrebbe aggiunto alcunché al quadro probatorio già cristallizzato», avevano scritto il 25 ottobre il procuratore della Repubblica di Siena e il presidente del Tribunale della stessa città, uniti in una inconsueta difesa d'ufficio delle indagini sulla morte di David Rossi, portavoce del Monte dei Paschi. Peccato che la Pieraccini fosse un teste chiave se non altro per la sua posizione, essendo la segretaria del povero Rossi, e che siano state poi le Iene a intervistarla, ottenendo dichiarazioni che è difficile considerare irrilevanti: le mail disperate che Rossi aveva inviato all'allora amministratore delegato, Fabrizio Viola, e che quest'ultimo nega di avere mai visto, invece erano state ricevute e lette. Viola quindi sapeva benissimo che Rossi era spaventato ma anche deciso a presentarsi in Procura. Come è possibile che la Pieraccini non sia mai nemmeno stata convocata in Procura? Questa domanda potrebbe essere adesso il Consiglio superiore della magistratura a rivolgerla ai vertici degli uffici giudiziari senesi. Il membro laico del Csm Pierantonio Zanettin ha chiesto infatti l'apertura di una inchiesta interna «per valutare eventuali profili di incompatibilità ambientale o funzionale a carico dei vertici di tribunale e procura della Repubblica di Siena». E se il fascicolo venisse aperto, a dover venire chiariti insieme al mancato interrogatorio della segretaria sarebbero anche altri passaggi inspiegabili della inchiesta giudiziaria, frettolosamente chiusa come suicidio un anno dopo la morte di Rossi, sulla base di una ricostruzione smentita dalle nuove indagini della Procura: arrivate anch'esse, però, alla medesima conclusione.

La pratica del Csm si affianca, e in parte si accavalla, all'altra inchiesta aperta nelle scorse settimane sullo strano suicidio di Rossi: l'indagine penale approdata per competenza alla Procura di Genova sulle pesanti accuse lanciate contro gli inquirenti dall'ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini, che ha adombrato l'esistenza di un circuito di festini e droga con la partecipazione anche di politici e magistrati. A girare gli atti a Genova è stato lo stesso procuratore di Siena, Salvatore Vitello. E la procura del capoluogo ligure si è mossa rapidamente convocando Piccini per interrogarlo come testimone. Erano solo voci? E, eventualmente, chi le aveva riferite al sindaco?

L'intervento del Csm chiesto da Zanettin, oltre ad analizzare la conduzione delle indagini, potrebbe vagliare anche la regolarità della campagna di stampa avviata dalla magistratura senese a difesa del proprio operato. Nel putiferio scatenato dall'intervista dell'ex sindaco Piccini, il procuratore Vitello aveva reagito mettendo in rete un provvedimento (teoricamente non di pubblico dominio) quale il decreto di archiviazione dell'inchiesta.

Non è stato sufficiente a placare i dubbi, e a quel punto Vitello e il presidente del tribunale, Roberto Carrelli Palombi, hanno diramato un lungo comunicato congiunto a doppia firma: iniziativa singolare per due uffici, Procura e Tribunale, in teoria autonomi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica