Caso Nemtsov, spunta la pista ucraina

Putin sotto pressione ma il movente del Cremlino non convince. Si indaga anche sui gruppi nazionalisti

Caso Nemtsov, spunta la pista ucraina

Sono scesi in piazza, in migliaia, hanno camminato lenti e silenziosi affollando le strade del centro. L'hanno chiamata «la marcia contro la paura». Un fiume di uomini e donne ha issato cartelli con il volto di Nemtsov, manifesti con scritto: «Io non ho paura» (la polizia ha arrestato oltre 50 partecipanti al corteo per «disturbo dell'ordine pubblico»). Si sono spinti fino alle porte del Cremlino, lì dove venerdì notte Boris Nemtsov è stato ucciso. Sei proiettili, lui che cade a terra, la fidanzata Anna Duritskaya, modella ucraina di ventitre anni che lo vede morire, e che ora dice di non ricordare nulla, un video che spunta e immortala il brutale agguato. Oggi Mosca piomba nel passato, l'omicidio di Nemtsov, attivista politico, oppositore di Putin, riporta la Russia in quel clima plumbeo e pesante fatto di sospetti e cospirazioni, di odio e accuse. Il dito è puntato contro Putin. Il nome di Nemtsov si tova lì, nell'elenco degli attivisti scomodi. Si cerca un colpevole, il popolo chiede la verità. E proprio quella che dovrebbe trovare la Procura, che indaga direttamente sotto il controllo del presidente, indica piste diverse rispetto agli oppositori che in blocco accusano il Cremlino.

Putin, in un telegramma di cordoglio alla madre del 55enne ex vicepremier sotto Boris Eltsin, ha definito l'omicidio «una provocazione» e ha assicurato che gli autori dell'omicidio «vile e cinico» saranno assicurati alla giustizia. A molti è sembrato un atto dovuto, ma le accuse contro il Cremlino vacillano. «È improbabile pensare che il mandante possa essere stato Vladimir Putin, con il consenso popolare altissimo di cui gode e con la presa che ha sul potere» dice Giancarlo Aragona, presidente dell'Ispi e già ambasciatore a Mosca che non crede alle illazioni dei molti che vedono nel presidente russo il responsabile diretto dell' uccisione del politico russo. «Ma questo - aggiunge - non significa escludere la pista politica, in particolare quella ucraina. La vicenda ucraina ha prodotto in Russia un'ondata di nazionalismo parossistico e un clima di odio» e ipotizza che la «critica virulenta» di Nemtsov nei confronti della guerra voluta da Putin «potrebbe anche aver armato la mano di qualche gruppo che voleva mettere a tacere un critico così pugnace». Gli inquirenti russi hanno offerto 3 milioni di rubli (pari a circa 48 mila dollari) per chiunque fornisse informazioni utili sull'omicidio. C'è aria di complotto, «complotto per destabilizzarci», dice anche Gorbaciov. Ma chi era Nemtsov? La procura parla di 3 possibili piste, provocazione politica, vendetta islamica o personale. E intanto è stato vietato di allontanarsi alla modella, che ripete di voler tornare in Ucraina. L'auto su cui viaggiava il killer è stata trovata: ha una targa dell'Inguscezia, fatto che alimenterebbe la pista islamica, per ora considerata fantasiosa. Tra gli indizi spunta anche una pistola «Makarov», lo stesso tipo usato nel delitto Politkovskaia.

La Procura insiste sulla scarsa rilevanza politica di Nemtsov: l'uomo che sfiorò la presidenza, che sembrò essere il successore di Elstin, aveva perso il treno. Da anni era senza seguito e fuori dalla Duma. Dal 2003 aveva dismesso gli abiti da parlamentare e tra i giovani insoddisfatti non era molto amato. «Nemtsov non era più nessuno», dice con cinismo il portavoce del Cremlino. E poi c'è da considerare la questione dell'Occidente.

Nemtsov era molto conosciuto all'estero era riuscito a intrecciare una fitta rete di contatti e di relazioni potenti, gli stessi che oggi chiedono a gran voce indagini chiare. Davvero oggi per Putin sarebbe stato saggio attirarsi tanta inimicizia per colpire un bersaglio politico neppure così tanto scomodo?

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