Vaticano

Caso Orlandi, il Papa non ci sta: "Su Wojtyla illazioni offensive"

Bergoglio difende Giovanni Paolo II e "risponde" al fratello di Emanuela. Lui: "Non l'ho mai accusato"

Caso Orlandi, il Papa non ci sta: "Su Wojtyla illazioni offensive"

Il caso Orlandi continua a scuotere i Sacri Palazzi. E all'indomani dello scontro tra Pietro, fratello di Emanuela - la ragazza scomparsa 40 anni fa in circostanze misteriose e sulla cui vicenda lo stesso Francesco ha fatto ripartire le indagini - e il promotore di giustizia vaticano, è il Papa in persona a intervenire, difendendo la figura del suo predecessore Karol Wojtyla, accusato di un possibile coinvolgimento sulla vicenda.

«Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate». Parole chiare e dure allo stesso tempo quello che Francesco ha voluto pronunciare al termine della recita del Regina Caeli, davanti a 20mila fedeli.

La presa di posizione di Bergoglio arriva all'indomani del botta e risposta tra il Vaticano e Pietro Orlandi. Tutto ha inizio da un audio che il fratello di Emanuela ha fatto ascoltare in diretta, a Di Martedì su La7, in cui un personaggio vicino alla Banda della Magliana parla di «presunte uscite notturne di Giovanni Paolo II con due suoi amici monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case». In molti, nella base cattolica, hanno espresso la propria indignazione per i «si dice» sul Papa polacco, accusato anche di «portare addirittura ragazzine in Vaticano». Il Promotore di Giustizia Vaticano, Alessandro Diddi, ha dunque convocato l'avvocato di Orlandi, Laura Sgrò, per chiedere di fare i nomi su chi avrebbe diffuso simili accuse. La legale, convocata come persona informata sui fatti, ha opposto il segreto professionale. Sono dunque intervenuti i media vaticani, prima Vatican News e poi l'Osservatore Romano, che hanno apertamente criticato sia la legale che Pietro Orlandi per il rifiuto di fare i nomi. Replica ancora Pietro Orlandi: «Ma sono impazziti, ma cos'è questo gioco sporco? Ma chi si rifiuta di fare i nomi? Ma se gli abbiamo dato una lunga lista di nomi?», ha scritto su Facebook. Poi le parole della stessa Sgrò: «Attaccare il segreto professionale è attaccare la libertà e la ricerca indipendente della verità», ha detto, precisando che «Pietro Orlandi non ha mai accusato di nulla Sua Santità di Giovanni Paolo II e nessuna persona che io rappresento lo ha mai fatto. Ha chiesto approfondimenti su fatti a lui riferiti».

Sul caso è intervenuta anche la Cei, che si è unita alla difesa di Bergoglio verso Giovanni Paolo II, «in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate. Non ci possono essere mezzi termini, infatti, per definire i recenti attacchi verso San Giovanni Paolo II», sottolineano i vescovi.

Dopo le parole di Francesco al Regina Caeli, è intervenuto nuovamente Pietro Orlandi per stemperare i toni. «È giusto che Papa Francesco lo abbia difeso dalle accuse fatte attraverso un audio reso pubblico lo scorso 9 dicembre. Per questo motivo ho deciso di depositare quell'audio al promotore di giustizia Alessandro Diddi, lo scorso 11 aprile affinché convocasse Marcello Neroni, autore di queste accuse», afferma Orlandi sul suo profilo Facebook, facendo il nome di chi ha pronunciato nella registrazione le accuse contro Giovanni Paolo II: ritenuto vicino alla banda della Magliana, oggi ottantaduenne, legato al boss Renatino de Pedis, come pure ad Aldo De Benedittis, conosciuto negli anni Novanta come il re dei videopoker. «Certamente non può spettare a me dire se questo personaggio abbia detto il vero oppure no - prosegue il fratello di Emanuela Orlandi -. Diddi ha accolto questa mia richiesta, insieme alle altre, promettendo che avrebbe scavato a fondo ogni questione, compresa questa. Io, tantomeno l'avvocato Sgrò - aggiunge -, abbiamo mai accusato Wojtyla di alcunché come qualcuno vorrebbe far credere.

L'unico nostro intento è quello di dare giustizia a mia sorella Emanuela e arrivare alla verità qualunque essa sia».

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