Come la Ddr. Oggi ognuno di noi dovrebbe chiedersi come sia avvenuto che la magistratura italiana sia diventata così simile ai funzionari della Germania orientale. Come ci siamo ritrovati al di là del muro di Berlino e dalla parte sbagliata della storia. Prigionieri di una macchina del tempo messa in moto da una confraternita di giudici, pubblici ministeri e giornalisti. Perché le intercettazioni tra un editore e il direttore di un suo settimanale questo significano. La conversazione tra Marina Berlusconi e Giorgio Mulè è stata messa nero su bianco negli atti processuali e pubblicata da un settimanale, L'Espresso, che è il diretto concorrente di Panorama. Tutto questo non solo è umanamente vergognoso, ma è una violazione palese della libertà individuale, sacra e inviolabile. Hanno detto qualcosa di rilevante o utile ai fini dell'inchiesta? No, è una chiacchierata tra la figlia di Silvio Berlusconi e il direttore di una testata del gruppo Mondadori, di cui lei è presidente.
Tutto questo risale a un anno fa. Marina parla di politica, dice che forse non è opportuno uscire dal governo Letta. Teme che il padre possa trovarsi isolato politicamente. Teme che sia un passo senza ritorno. È una conversazione privata, delicata, su questioni che riguardano le preoccupazioni di una figlia. Marina Berlusconi sembra nutrire qualche dubbio sulla linea difensiva dell'avvocato Ghedini riguardo a suo padre. «Ma guardi, le dico la verità. Se la tenga veramente per sé, stamattina ho fatto anche una telefonata con zio Fedele perché ero talmente disperata che non sapevo da che parte girarmi».
Perché queste frasi sono state messe negli atti? Dove sta la ratio? Perché darle in pasto a un settimanale? Queste sono le domande a cui una procura seria e democratica dovrebbe dare risposte al di sopra di ogni sospetto. Altrimenti bisogna cominciare a credere che questo sia un Paese dove il potere giudiziario può ascoltare, registrare e rendere pubbliche le voci degli altri. E questo è regime. Quello che è successo nella Ddr. Questo è quello che è successo in tutte le dittature di destra e di sinistra. Con un giornale complice che sparge veleni per scardinare il fronte avverso.
È un confine che viene superato, calpestato, cancellato.
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