Politica

Lo scontro finale Salvini-Lamorgese è una mina nel governo

Dopo il caso del somalo che ha accoltellato un bimbo, alta tensione tra il leghista e il ministro, sotto accusa sugli immigrati clandestini che delinquono. Forza Italia chiede un tavolo di maggioranza, il duello per ora non turba Draghi

"Incapace". "Dannoso". Lo scontro finale Salvini-Lamorgese è una mina innescata nel governo Draghi

Per Matteo Salvini l'aggressione di Rimini rappresenta la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Contenitore nel quale il leader leghista ha faticato - negli ultimi tempi - a stipare e trattenere la sua pazienza. Soprattutto per la discrepanza tra la rigidità dei controlli sul green pass con la mano morbida nei confronti di palesi violazioni come rave party e sbarchi di clandestini». Ieri, però, non si è più trattenuto. E da Chieti ha attaccato la responsabile del Viminale, Luciana Lamorgese definendola «incapace». «Un richiedente asilo strafatto di droga che accoltella quattro persone a Rimini; un altro immigrato irregolare che aggredisce una donna a Napoli - ricorda il leader leghista - e poi ancora i rave party non autorizzati, i femminicidi e i continui sbarchi. Non se ne può più. Il ministro dell'Interno deve occuparsi di queste cose». E rincara la dose nel finale con una punta di sarcasmo: «Se ha voglia di farlo lo faccia altrimenti lasci il posto a qualcun altro. Non si possono multare gli italiani che vanno a mangiare una pizza o in palestra mentre si lascia agli immigrati la libertà di combinarne di tutti i colori». I toni del segretario della Lega sono determinati in buona parte anche dall'intervista rilasciata proprio ieri dalla ministra Lamorgese nella quale la ministra dell'Interno accusa Salvini di scelte irresponsabili con i suoi attacchi a un membro dell'esecutivo: «Quando gli attacchi partono da chi sostiene il governo, diventando martellanti e personali, finiscono per danneggiare l'immagine dell'amministrazione e di tutto l'esecutivo».

Da un lato i leghisti sono pronti alle barricate contro un ministro che accusano di un'azione troppo morbida. «L'Italia non è terra di conquista - spiega il senatore leghista Andrea Ostellari, presidente della Commissione giustizia - e gli italiani non sono bersagli mobili. Serve subito un vero e proprio cambio di rotta sulle politiche per l'immigrazione e la sicurezza». A via Bellerio, però, l'irritazione è più alta. I dirigenti leghisti lamentano il fatto che la ministra Lamorgese parli e attacchi Salvini pur da una posizione molto particolare: «È un burocrate che non decide» ribadiscono, quindi «non ha responsabilità verso un elettorato».

Fonti di Palazzo Chigi, però, assicurano che lo scontro rimarrà soltanto sul piano di una scaramuccia sui giornali. Non ci saranno conseguenze per la stabilità dell'esecutivo dal momento che Draghi difende con fermezza la Lamorgese. Al più, fanno sapere, è disposto a favorire il confronto tra l'ex ministro e l'attuale titolare del Viminale. D'altronde, ricordano, il sottosegretario che al Viminale ha la delega alla pubblica sicurezza è proprio un leghista (Nicola Molteni, già in quel ruolo anche nel primo governo Conte).

L'episodio di Rimini, comunque, non è soltanto la scintilla che scatena la guerra tra Salvini e la Lamorgese. Ma un campanello d'allarme che scuote tutto il mondo politico e l'opinione pubblica. In tanti invocano «tolleranza zero» nei confronti di un fenomeno, quello dell'immigrazione clandestina, che sembra eludere il controllo delle forze dell'ordine. «La politica dell'accoglienza - tuona Riccardo Molinari, capogruppo della Lega a Montecitorio - è un fallimento».

Ovviamente ha le mani libere il deputato Edmondo Cirielli, coordinatore della direzione di Fratelli d'Italia, nel chiedere le dimissioni della ministra. Anche tra le forze che sostengono il governo, però, si alza il grido di allarme. Forza Italia, per esempio, ha chiesto per voce di Maurizio Gasparri un tavolo di confronto nella maggioranza per discutere degli effetti sull'ordine pubblico dei continui sbarchi. «Serve un confronto - ricorda il senatore azzurro - tra membri del governo e esponenti della maggioranza sul tema dell'immigrazione. Gli sbarchi che proseguono e i fatti di violenza che si registrano sul territorio impongono una stretta».

A chiedere di abbassare i toni delle polemiche e di non speculare su un fatto di cronaca è il nuovo leader grillino Giuseppe Conte. «Il grave episodio di Rimini - spiega - ci impone di alzare la soglia di attenzione e di impegno per rendere le nostre città più sicure. Ma questi obiettivi non si raggiungono sciorinando facili slogan, bensì attraverso l'impegno costante per rafforzare l'azione delle forze dell'ordine e le iniziative di prevenzione e di repressione» E sulla gravità della situazione interviene anche lo stesso sottosegretario Molteni. «Nascondere l'emergenza flussi con oltre 41mila sbarchi nel 2021 - ricorda il sottosegretario - significa negare la realtà.

Aver cancellato i decreti Salvini si conferma un clamoroso errore del secondo governo Conte».

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