Coronavirus

Un caso a Torino. Medici infettati (marito e moglie)

Il piemontese aveva corso insieme a Mattia. Nel Pavese virus trasmesso da pazienti sospetti

Un caso a Torino. Medici infettati (marito e moglie)

Ippocrate sarebbe orgoglioso di loro. Ligi al suo Giuramento, quando per la prima volta indossarono il camice bianco, si erano impegnati a «curare i malati a qualsiasi costo». Marito e moglie, entrambe medici, lo hanno fatto davvero. «A qualsiasi costo», letteralmente. Anche «a costo» di contagiarsi, cercando di curare i potenziali contagiati. Eroici. Una storia d'amore. Non solo di tipo sentimentale, ma anche di tipo professionale. Ora lui, medico di famiglia (che esercita a Pieve Porto Morone e Chignolo Po) e lei, pediatra (che lavora a Codogno) sono entrambi ricoverati nel reparto di malattie infettive del San Matteo di Pavia. Tutti e due sono risultati positivi ai test Covid-19 fatti prima nella loro casa, a Pieve Porto Morone, e poi ripetuti in ospedale. Ora si sta ricostruendo la rete dei contatti: parenti, amici e soprattutto pazienti.

Siamo nel cuore del Basso Pavese, lungo il confine con il Lodigiano, dove giorni fa è emerso il primo importante focolaio della versione «italiana» del morbo «made in China». Il dottore e la dottoressa si erano incontrati sui banchi dell'università, facoltà di Medicina e Chirurgia. Gli studi, il fidanzamento, la laurea, il matrimonio. Le tappe importanti della loro vita sigillate nel Giuramento di Ippocrate, il testo sacro sull'etica che rende ogni medico orgoglioso della propria missione: salvare vite umane. Lui aveva scelto di fare il medico di famiglia, quello di cui ci si fida di più, quello che finisce spesso per diventare - appunto - una persona di famiglia; lei era sulla stessa linea «filosofica»: aveva scelto infatti la branca pediatrica, dottoressa dei bambini, quei bimbi che poi sono la cosa più preziosa per ogni famiglia. Eccola tornare la parola-chiave: famiglia. E una famiglia ce l'ha anche questa coppia di medici di Pieve Porto Morone che ogni sera, quando appendevano il camice bianco, continuavano comunque a raccontarsi le loro storie «ambulatoriali» equamente divise tra i classici «matrimoniali» di una coppia di sposi. Oggi marito e moglie si guardano attraverso il vetro del reparto infettivo.

Il loro sogno? Rimettersi al più presto il camice bianco.

Intanto Virgilio Anselmi, sindaco di Pieve Porto Morone, da sabato mattina è in Comune in attesa di disposizioni ufficiali dalle autorità sanitarie e dalla Regione, dopo i due casi di coronavirus registrati in paese. «Siamo in attesa di ricevere notizie ufficiali su casi potenziali di coronavirus riscontrati sul nostro territorio - sottolinea il primo cittadino -. In attesa di indicazioni e provvedimenti che saranno presi da Regione Lombardia e Assessorato alla Sanità in via provvisoria e precauzionale, invitiamo la cittadinanza a limitare di intrattenersi in luoghi di ritrovo ed assembramento pubblico (bar, impianti sportivi, luoghi religiosi, ecc.)».

Intanto, il sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi, ha annullato i festeggiamenti di Carnevale. Stop anche alle lezioni e agli esami all'Università di Pavia per gli studenti che provengono dai dieci comuni del Lodigiano, «zona rossa» del coronavirus.

Primo caso di morbo accertato anche a Torino. Si tratta di un italiano di 40 anni ricoverato all'ospedale Amedeo di Savoia. Le analisi sono risultate positive: l'uomo avrebbe corso a Portofino la maratona insieme a Mattia, il contagiato ora in rianimazione al «San Matteo» di Pavia. In Italia i casi sono saliti a 59.

Ma siamo solo all'inizio. Il peggio deve ancora venire.

Purtroppo.

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