Appena 18 pompe montate su cestelli sputavano acqua in dosi minime per evitare di danneggiare ulteriormente la struttura di Notre-Dame. Ma i fatali 77 minuti trascorsi in balìa delle fiamme attendono risposte più precise di quelle offerte dal vivo dai protagonisti. Deboli, le prime dichiarazioni sul perché non si sia dato peso al primo allarme. Chi doveva decidere? I pompieri potevano fare di più?
Due terzi del tetto completamente distrutto
Il fuoco, divampato sulla sommità della cattedrale dopo le 18, porta in dote una catena di errori. Non dei vigili del fuoco, che di fronte all'emergenza hanno fatto il possibile in assenza di bracci mobili che arrivano «solo» fino a 30 metri. Ma della macchina di sorveglianza a cui, in buona parte, sarebbe riconducibile l'ampiezza del disastro. Il primo allarme sarebbe stato sottovalutato, se non ignorato con troppa leggerezza, poiché «è scattato alle 18,20», spiega il procuratore di Parigi. È dunque anche all'interno del servizio della cattedrale che si cercano i responsabili: chi si è occupato di verificare quell'allerta?
Rogo divampato forse a causa di una saldatura
Gli operai addetti al restauro non erano più sul cantiere. Ma l'incendio, con tutta probabilità, sarebbe scaturito da una fiammata provocata da un lavoro di saldatura sul telaio di legno del tetto della cattedrale, dove si concentravano i lavori. Il rogo, se individuato per tempo, poteva essere più facilmente domato. Invece i pompieri sono entrati in azione solo dopo il secondo allarme, quello delle 18,43, quando le fiamme erano già visibili a decine di metri dalla cattedrale. A quel punto, indirizzati solo da un drone causa fumo.
Corto circuito, sotto accusa la sorveglianza
Una constatazione - una - sarebbe stata fatta dal personale di Notre-Dame quando gli operai del cantiere erano già via. Falso allarme, stabiliscono gli addetti alla sicurezza della cattedrale che non chiamano subito i pompieri. Custodi? Tecnici? Si vedrà. L'inchiesta preliminare aperta per «distruzione involontaria», cioè incendio colposo, parla di incidente legato alla ristrutturazione. «Facciamo valutazioni di esperti per vedere se ci sono rischi e pianificare misure appropriate», ha detto ieri il delegato dell'azienda responsabile dell'impalcatura. Alcuni professionisti puntano però il dito sulla responsabilità delle politiche pubbliche della capitale, sostenendo che la tragedia poteva essere almeno in parte evitata con adeguati controlli relativi alla sicurezza del cantiere. Non è infatti il primo caso di incendio divampato in aree di restauro di edifici antichi con presenza di legno.
Cinquanta inquirenti mobilitati a caccia della verità
La procura risponde alle polemiche sul mancato impiego di elicotteri e Canadair. Architetti e storici dell'arte denunciano invece il modo in cui vengono eseguiti i lavori di ristrutturazione di molti edifici francesi. Standard di sicurezza alquanto permissivi sui cantieri; materiali inadeguati, oltre ai mancati allarmi. Niente sistemi automatici di spegnimento del fuoco, come quelli di alberghi e fabbriche. Complicato dotare edifici storici e così ampi di apparecchiature simili. Ma a fronte di 500 tonnellate di impalcatura che hanno reso quasi impossibili le operazioni dei pompieri, costretti a entrare soltanto in 20 nella cattedrale attraverso le due torri con un'azione di «30 minuti» al limite del protocollo, la scelta sarebbe potuta essere diversa.
«Sistema anti-incendio assente»
Stando ai fatti, è incredibile che nella settimana di Pasqua la cattedrale di Notre-Dame si sgretoli senza poter intervenire tempestivamente. C'è di più: tre anni fa, Paolo Vannucci, docente di Meccanica all'Università di Versailles, rilevava l'assenza di un sistema antincendio automatico efficace nella cattedrale: oltre «all'enorme carico di fuoco», cioè una grande quantità di materiale infiammabile ammassato nel tetto del monumento, in particolare polveri, descriveva l'unico sistema d'allarme presente definendolo «rudimentale». Una semplice bocca esterna.
«Allerta ignorata»
«Tre anni fa lo studio intitolato Cathédrale durable è stato inviato al Cnrs, il Consiglio nazionale di ricerca francese, che lo ha
completamente ignorato», racconta al Sole24Ore Paolo Maria Mariano, suo collega e professore di Meccanica all'università di Firenze. Già allora spiegavano che qualsiasi tensione elettrica avrebbe potuto scatenare un rogo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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