Il Ppe riaccoglie a braccia aperte Berlusconi, vera star della serata, oggetto di foto a ripetizione. Esordisce parlando in terza persona: «Questa sera Silvio Berlusconi rientra nel Partito popolare europeo dopo una lunga assenza», dice a Milano a Palazzo Bovara, nella sede del circolo del commercio. E lo fa sebbene non soltanto il Cavaliere non ricopra ruoli istituzionali ma, in virtù della contestata legge Severino, non sia neppure più parlamentare. Ma in fondo Berlusconi è Berlusconi: colonna imprescindibile per la grande famiglia dei euromoderati. Mesi fa, in dicembre, l'ex premier era stato invitato a un summit a Bruxelles. Allora, tuttavia, i magistrati non rinunciarono allo schiaffo impedendogli la partecipazione negando l'espatrio. Ora è diverso. Parla anche della sua situazione giudiziaria: «Sono certo che sarò reintegrato nella piena innocenza dalla sentenza della Corte europea di Strasburgo», giura davanti a 150 commensali. Il dato politico, in ogni caso, è che i moderati europei ritengono il Cavaliere ancora una risorsa, accendendo su di lui i riflettori della ribalta. Oltre al presidente del Ppe Manfred Weber, al direttore dell'Europol Rob Wainwright, c'è anche il leader dell'Udc, Lorenzo Cesa. Berlusconi ricorda quanto ha subito: «Io sono stato l'ultimo presidente del Consiglio eletto nel 2008, l'Italia sta vivendo un momento di sospensione della democrazia. Questo è il terzo governo non eletto dal popolo». E attacca Matteo Renzi: «Si regge alla Camera su 148 deputati dichiarati illegittimi dalla Corte costituzionale e da 32 senatori eletti con il centrodestra che ora fanno da stampella alla sinistra».
Il Cavaliere stringe mani, dispensa consigli, dice la sua sullo spinoso tema dell'immigrazione, piatto principale del vertice. «Più Europa per risolvere il problema immigrazione» è la parola d'ordine degli euromoderati, benedetta anche da Berlusconi. «Sono favorevole a ripartire proporzionalmente i richiedenti asilo politico tra tutti i paesi della Ue». Infatti, come conferma l'eurodeputata azzurra Lara Comi «il Ppe, all'ufficio di presidenza, ha raggiunto un accordo tra gli esponenti dei Paesi Ue sulle quote obbligatorie per l'accoglienza dei profughi».
Intanto, sul fronte interno, Berlusconi non smette di lavorare al cosiddetto partito Repubblicano. Cosa confermata anche ieri sera: «Abbiamo cominciato a lavorare a un assetto simile a quello della più grande democrazia del mondo, quella americana, per costruire una grande forza democratica che raggruppi i moderati, maggioranza nel nostro Paese». Ai suoi parlamentari, già l'altra sera, aveva fatto cenno che si sarebbe avvalso dei consigli «del mio amico Bush, anche rilanciando l'attività del fund raising », ossia della raccolta fondi vista l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Una dichiarazione, questa, che trova riscontri: un big del Republican National Commitee sarebbe già in contatto con il Cavaliere dispensando consigli e valutazioni. Di certo nulla sarà più come prima in Forza Italia e anche Alessandro Cattaneo, l'ex sindaco di Pavia, lo annuncia: «Dopo le elezioni regionali sarà necessario cambiare tutto in Forza Italia e nel campo del centrodestra italiano. Serve un posizionamento politico nuovo, programmi nuovi, regole interne nuove, persone nuove». Rottamazione totale? Non proprio visto che circola la voce di Antonio Tajani, attuale vicepresidente vicario del Parlamento europeo, come nuovo coordinatore del rifondato partito. Un partito che vuole cambiare pelle anche come immagine, ossia in tv. Il Cavaliere vuole volti nuovi, capaci di bucare il video. E ovviamente qualche senatore teme l'indiretto «oscuramento» televisivo a vantaggio delle nuove leve. Nuove leve di cui si occuperà Andrea Ruggiero, appena «lanciato» dal Cavaliere in persona.
di Francesco Cramer
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