Il Cav è fedele ai patti: l'Italicum non si tocca

Berlusconi intenzionato a non cedere al pressing di Alfano sulla legge elettorale: col 2,5% un partito non detta legge. Consigli al premier contro l'ostruzionismo

Il Cav è fedele ai patti: l'Italicum non si tocca

Berlusconi non è intenzionato a cedere al ricatto di Alfano: modificare l'Italicum in cambio della riappacificazione. Il tema viene derubricato a «questione non all'ordine del giorno» ma il mood ad Arcore è lo stesso di sabato. Ossia: grandissima delusione che l'ex delfino, a fronte dell'appello berlusconiano alto, nobile e generoso, abbia risposto con la richiesta un po' gretta di rivedere le soglie di sbarramento, oggi fissata al 4,5%. Non che il Cavaliere non capisca le ragioni di Alfano: Ncd arranca al 2,5% e l'asticella dell'Italicum potrebbe essere per loro insormontabile. Ma siccome anche la forma in politica ha il suo peso, i toni e il linguaggio usati da molti alfaniani il giorno della loro assemblea spingono verso la chiusura: niente da fare. O meglio: non ora. Qualcuno all'interno di Forza Italia non sarebbe così tranchant nel blindare l'Italicum ma pare che sia il Cavaliere sia soprattutto Verdini, uomo azzurro cinghia di trasmissione con Renzi, non ne vogliano sapere di riaprire il «file» legge elettorale. Anche perché, volendolo fare, bisognerebbe coinvolgere anche Renzi che ora ha tutt'altri problemi.

Berlusconi è irritato, poi, che Alfano ponga le sue condizioni con quel tono soprattutto perché il suo pulpito è un pulpitino: vuole dettare legge forte del suo 2,5%? è il senso del ragionamento del Cavaliere. Forza Italia invece è al 17,5% e nei sondaggi, a differenza dell'Ncd, cresce. Ergo, sebbene Berlusconi scelga la strada del silenzio, da Arcore trapela un niet alle pretese alfaniane. Che poi, ai suoi occhi, Berlusconi di aperture ne ha fatte parecchie. Non ultima quella delle primarie di coalizione per individuare il futuro leader, ieri ribadite anche dal consigliere Giovanni Toti: «Se la sentenza della Corte europea non ribalterà questa situazione, evidentemente non potrà essere Berlusconi il candidato e di conseguenza potranno essere le primarie di coalizione ad individuarlo». Non senza sottolineare, poi, che l'azionista di maggioranza resta il Cavaliere perché leader del partito con più consensi. In ogni caso l'ex premier non vuole bruciare le tappe per la costruzione della federazione del centrodestra che rimane l'obiettivo principe.

Guarda invece con cauto ottimismo al percorso delle riforme: vanno fatte e si faranno, al netto della pattuglia dei dissidenti azzurri che difficilmente ammaineranno le proprie bandiere. Ad Arcore gli dicono che sono pochi, una dozzina o giù di lì. Ma il patto del Nazareno terrà nonostante i malpancisti. E nonostante le beghe interne al Pd. «I maggiori problemi Renzi li ha con i suoi, non con noi», continua a ripetere il Cavaliere che consiglia al premier di trattare per non morire nel pantano ostruzionistico. Ottomila emendamenti, una maratona estenuante che inizia domani, l'incubo di tranelli pronti a scattare quando si voterà a scrutinio segreto: a palazzo Madama si prospetta una battaglia epica. Ecco che, dal Mattinale , Forza Italia consiglia il premier: «Noi rispettiamo i patti e con questi l'accordo del Nazareno, ma se si vuole trovare un compromesso con le opposizioni alle riforme non si usa la minaccia, ma il dialogo costruttivo. Così rischi di andare a sbattere».

Ma quello che preoccupa il Cavaliere è la situazione di stallo sul fronte economico.

Il governo latita, i conti sono ballerini, mancano le coperture per molti provvedimenti e all'orizzonte potrebbe esserci un'altra manovra: il contrario di quello che ha bisogno il Paese. E Alfano pensa alle soglie di sbarramento...

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