Il Cav non cambia strategia: "Ma Renzi resista ai ricatti"

Il leader Fi teme che il premier stravolga il Jobs Act per evitare scissioni nel Pd: "Se riuscissimo a condizionare il governo sarebbe un'opposizione intelligente"

Il Cav non cambia strategia: "Ma Renzi resista ai ricatti"

Berlusconi, ad Arcore, si prende qualche ora di riposo dopo che negli ultimi giorni è intervenuto più volte pubblicamente. E anche oggi, giorno del suo compleanno, dedicherà il suo tempo agli affetti e alla famiglia. Tuttavia i ragionamenti politici non si fermano e anche ieri sera, a tavola con i suoi più stretti collaboratori tra cui Toti, Bergamini, Romani e Gelmini, non sono mancati i commenti sull'attuale situazione. Si sa cosa il Cavaliere pensi di Renzi e anche la lunga intervista del premier a Repubblica conferma i giudizi su di lui: è caparbio, coraggioso e spavaldo. Ma c'è un ma grande come una casa. Il suo Pd. A parole dice di non voler cedere ai frondisti interni che gli hanno dichiarato guerra. Sarà così anche nei fatti? Ecco il timore di Berlusconi: «Ho paura che Matteo mostri i muscoli con i suoi ma che poi ceda e annacqui la riforma del lavoro per evitare che il suo partito si spacchi». La linea non cambia: «Noi, se Renzi fa le cose che abbiamo sempre detto di voler fare, non possiamo che votare a favore». Una posizione troppo filo-Renzi? Niente affatto perché, ragiona con i suoi consiglieri «la legge delega è molto generica e confusa, soprattutto sulla parte delle tutele crescenti. E pure sull'articolo 18 non si capisce cosa vuole fare realmente». Poi, tra sé e sé ma è come se parlasse a Fitto e a quelli che lamentano un'opposizione troppo morbida «Siamo e restiamo all'opposizione. Ma se riusciamo a condizionare il governo in modo che faccia le cose che servono al Paese avremo fatto un'opposizione intelligente, non fine a sé stessa e soprattutto utile al Paese».

Berlusconi pertanto aspetta di vedere cosa succederà nella direzione del Pd di questa sera anche se non si fa tante illusioni: «In direzione ha la maggioranza ed è ovvio che tirerà dritto senza curarsi troppo della minoranza dem. Ma la vera battaglia è in Senato e lì bisognerà vedere se manterrà il suo coraggio o se farà marcia indietro piegandosi alle richieste della sinistra più conservatrice. Noi, in compenso, dobbiamo continuare a offrire il nostro appoggio se fare quello che dice di voler fare». Sul fatto che il premier finora e anche ieri abbia rifiutato con sdegno il soccorso azzurro, il Cavaliere non si scompone più di tanto: «Lo capisco. E che potrebbe dire altrimenti? Se lo facesse sancirebbe la scissione immediata nel Pd».

Una visione, questa, che il Mattinale redatto dallo staff di Brunetta certifica e dipinge così: «L'Italia oggi è in balia dello scontro interno di un partito e degli esiti delle sue lotte intestine. Il Pd invece di dar guerra alla crisi, si sbrana». Quindi, più che altro, l'ex premier aspetta di vedere quali saranno le prossime mosse di Renzi con qualche preoccupazione in più: il clima attorno al capo del governo è cambiato e, anzi, ora sembra proprio nel mirino. Tanti i cecchini: dai sindacati agli industriali, dal Cor riere della Sera a pezzi di Repubblica , dai vescovi e ora anche agli ex amici come Diego Della Valle. Non un bel clima.

Per quanto riguarda le fibrillazioni interne, con l'ex ministro Raffaele Fitto a criticare le ambiguità nei confronti del governo, il Cavaliere lascia che sia il capogruppo Romani a rispondere attraverso un'intervista ad Affariitaliani : «Basterebbe leggere bene il mio intervento in aula al Senato nel dibattito sui mille giorni di Renzi.

In quell'occasione ho criticato con forza i provvedimenti del governo e l'assenza di proposte in tema di riforma del lavoro, attacco al debito, svolta fiscale, per esempio, la flat tax ». E ancora: «Un intervento applaudito da tutti i senatori del gruppo, compresi coloro che fanno riferimento all'onorevole Fitto. Questa è la posizione del partito e dei gruppi parlamentari».

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