I n questi giorni non si sono mai sentiti e, pur essendo il clima molto sereno e disteso, Silvio Berlusconi non si attendeva certo che dal Cairo Matteo Renzi gli riconoscesse pubblicamente il ruolo di interlocutore privilegiato al tavolo delle riforme. Parole che il leader di Forza Italia accoglie sì con soddisfazione, ma anche con la consapevolezza che in queste ultime settimane il cosiddetto Patto del Nazareno si è andato via via rinsaldando. Perché - è il senso dei ragionamenti che Berlusconi fa nelle sue conversazioni private - abbiamo dimostrato a Renzi di essere più affidabili noi che buona parte del Pd. Ci sta, insomma, che il premier prepari il terreno per il faccia a faccia con il leader di Forza Italia in programma la prossima settimana (anche se data e luogo non sono stati ancora decisi). Sul tavolo ci sono i ritocchi all'Italicum. Non tanto, raccontano i ben informati dell'una e dell'altra parte, la questione delle preferenze. Quanto le soglie: quella per accedere al premio di maggioranza (che dovrebbe salire dal 37 al 40%) e quella di sbarramento (che potrebbe essere al 5% sia per i partiti coalizzati che per quelli che corrono da soli).
Berlusconi ha passato il sabato ad Arcore, senza le solite riunioni di lavoro e limitandosi solo ad alcune telefonate. Il fine settimana - racconta a uno dei suoi interlocutori telefonici - lo dedica infatti alla forma fisica, con tanto di rigida dieta. Sul fronte politico, d'altra parte, la linea resta quella degli ultimi giorni e difficilmente potranno esserci novità prima dell'incontro con Renzi. Fino ad allora, conferma Deborah Bergamini, «è tutto in stand by». Anche se nessuno ha dubbi sul fatto che l'accordo tra i due reggerà senza problemi. Perché per Renzi i voti di Forza Italia sulle riforme sono decisivi (come dimostra anche la bagarre degli ultimi giorni in Senato) e perché Berlusconi è sempre più determinato a essere, per usare una sua espressione, uno dei «padri» delle nuove istituzioni con la fine del bicameralismo perfetto.
Detto questo, l'ex premier continua a escludere un sostegno al governo che non sia sulle riforme. Certo, se in campo economico l'esecutivo dovesse presentare provvedimenti condivisibili non sarebbe Forza Italia a chiamarsi fuori, ma non ha senso pensare a un ingresso in maggioranza. Non abbiamo appoggiato Renzi quando si limitava a far facili promesse, non si capisce perché - è il senso dei ragionamenti di Berlusconi - dovremmo farlo adesso che i nodi stanno per venire al pettine. L'approccio di Forza Italia, però, non sarà cieco e ideologico. La nostra è una «opposizione adulta», ha ripetuto ai suoi Berlusconi qualche giorno fa. E dunque - è stato il senso delle sue parole - non faremo finta, come ha fatto con noi la sinistra, che il quadro economico non dipenda anche e soprattutto dai vincoli europei, dal ruolo della Bce e dalla politica economica dell'Ue. Ma al netto di questo, niente sconti.
L'obiettivo, dunque, è tenere distinti i due piani - sostegno al governo e sostegno alle riforme - e mantenere con Renzi un rapporto di reciproco rispetto pur nella distinzione dei diversi ruoli.
D'altra parte, Berlusconi sa bene che - per quanto lo scenario sia ancora in là da venire e quindi difficilmente prevedibile - un'intesa con il premier potrebbe tenere fino a quando il Parlamento si troverà a votare il nuovo presidente della Repubblica. Con la possibilità che Renzi e Berlusconi possano arrivare a una scelta più o meno condivisa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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