«L'incontro ci sarà questa settimana, solo che le agende non si sono ancora incrociate e quindi non sappiamo giorno e luogo». A dispensare certezze è Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato e, insieme a Denis Verdini e Gianni Letta, uno degli uomini della trattativa sulle riforme. Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, insomma, dovrebbero vedersi nelle prossime 72 ore. Come è noto, infatti, la «settimana» dell'ex premier va dal martedì al giovedì, quando a sera scatta il «coprifuoco» imposto dall'affidamento ai servizi sociali e c'è l'obbligo di rientrare ad Arcore. È tra oggi e giovedì, insomma, che i due si dovranno vedere per rimodulare il patto del Nazareno, in particolare ritoccare l'accordo sull'Italicum.
Per il momento, però, il faccia a faccia non è sull'agenda del leader di Forza Italia. L'unica certezza, insomma, è che questa mattina arriverà a Roma dove ha già in programma una riunione per pranzo insieme ai collaboratori più stretti, da Giovanni Toti a Deborah Bergamini passando ovviamente per gli ambasciatori azzurri sulle riforme. D'altra parte, sulle modifiche alla nuova legge elettorale si sta ancora lavorando, tanto che ieri in Senato c'è stato un lungo confronto proprio tra Verdini e Luca Lotti, non solo sottosegretario alla presidenza del Consiglio ma anche uno degli uomini più fidati di Renzi. Un altro che, proprio come Verdini, è abituato a lavorare e molto ma solo dietro le quinte.
Sul tavolo della trattativa ci sono soprattutto tre punti. Il primo è l'innalzamento dalla soglia per accedere al premio di maggioranza dal 37 al 40%. Il secondo è la rimodulazione dello sbarramento che potrebbe essere al 5% sia per i partiti in coalizione che per quelli che corrono da soli. O addirittura più basso se ai microfoni di Tgcom24 Romani dice che «la soglia del 4 è possibile e se ne può discutere». Non un dettaglio, visto che una soglia alta impone ai piccoli di apparentarsi con i grandi. Pare, però, che si stia soprattutto brigando sulla questione delle preferenze, perché la soluzione di reintrodurle ma con i capilista bloccati si starebbe portando dietro una serie di dubbi. Non è un mistero che l'ex premier non le abbia mai amate, così come Renzi che se pubblicamente le difende anche per ragioni di equilibri interni al Pd certo non disdegnerebbe di poter decidere in prima persona chi saranno i futuri eletti. Forse anche per questo l'incontro non è stato ancora messo in agenda, in attesa che si riesca a trovare la quadra e con la consapevolezza che comunque da oggi a giovedì sia Berlusconi che Renzi sono a Roma e non è certo un problema organizzarsi per così dire «al volo». D'altra parte, non c'è neanche tutta questa fretta di chiudere visto che l'Italicum, già approvato alla Camera, arriverà in commissione Affari costituzionali al Senato solo agli inizi di settembre e dunque fra un mese esatto.
Detto questo, la trattativa sembra essere comunque molto tranquilla e nessuno degli ambasciatori né dal lato Forza Italia né da Palazzo Chigi mette in dubbio che alla fine un accordo si troverà. E quando arriverà il momento non c'è alcun dubbio che Berlusconi vorrà metterci il sigillo di persona, così da ribadire il suo ruolo centrale nello scenario politico e continuare nella sua «rivincita» su chi lo aveva dato per morto dopo il voto sulla decadenza dal Senato.
Il primo passo è stata l'assoluzione nel processo Ruby, il secondo saranno le riforme. E, nella testa del leader di Forza Italia, il terzo potrebbe essere un ruolo centrale nell'elezione del prossimo presidente della Repubblica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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