Covid o non Covid, Silvio Berlusconi fa sentire il suo peso di capo in Forza Italia e mette a tacere malumori e polemiche interne dopo elezioni. «I vertici del partito assolutamente non si cambiano. Non vedo persone migliori di quelle che ci sono», dice nella riunione a distanza dell'altro giorno con il suo quartier generale.
È la prima precisazione. L'altra riguarda l'ipotesi che tra gli azzurri qualcuno sia tentato dalla nascita di un nuovo Centro, magari con Renzi e Calenda. «Ogni ipotesi di un Centro diverso da Fi è inesistente - sottolinea il Cavaliere-, a chi sta pensando di andare consiglierei di fare attenzione e leggere bene i risultati delle elezioni: risulta che Calenda non è mai partito e che Renzi è già finito, se nella sua Toscana supera appena il 4% e nella sua Firenze il 5. E dove si presentano insieme, come in Puglia, è anche peggio». Il flop del ticket dei due liberal Berlusconi lo paragona al vecchio partito liberale con il suo 5%.
È duro, il leader azzurro contro le sirene centriste e il sogno di nuove aggregazioni moderate, per cui si fanno i nomi anche di Toti e Carfagna. Il governatore della Liguria, dopo la rielezione, ha ricominciato a sgomitare e a lanciare messaggi, anche contestando la leadership di Salvini, come se volesse riacquistare centralità in Fi, dopo averla lasciata per il suo movimento «Cambiamo», dai risultati molto ridotti. E la vicepresidente della Camera ha ricordato, indirettamente, che nella sua Campania avrebbe puntato su un candidato diverso da Caldoro, poi sconfitto, e per questo è stata «epurata» dalla campagna elettorale.
A tutti Berlusconi ribadisce che la linea politica di Fi non cambia, che è quella del Ppe in Europa, «decisa e non altalenante, coerente con i tempi». Per lui, oggi i cittadini voglio una contrapposizione netta tra centrodestra e centrosinistra e la strada per la riforma elettorale è quella del maggioritario. «Bisogna rafforzare - dice- la coalizione con Lega e FdI, puntare su pochi e forti punti di programma, chiodi che tutti possano capire facilmente». Ma all'interno del centrodestra Fi deve mostrare più «orgoglio», rafforzare la sua identità e le differenze dagli alleati. «Non abbiamo niente in meno degli altri partiti», dice il Cav. E qui arriva la terza precisazione, ad uso interno. È un no ad eventi organizzati da dirigenti azzurri senza simboli di partito, magari con tentativi di aggregazione trasversale.
Il riferimento è soprattutto all'iniziativa del coordinatore lombardo Massimiliano Salini, che il 10 ottobre lancia a Milano una manifestazione dal titolo «Immagina», appunto
senza simboli di partito e, a quanto sembra, senza averla concordarla con i vertici ma piuttosto con alcuni governatori e parlamentari azzurri sul territorio. La cosa a Berlusconi, che vuole solo eventi di Fi, non è piaciuta.
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