Cavallari, il cellulare per organizzare la fuga. È caccia a chi gli ha fornito sim e documenti

Indagini su chi lo ha aiutato sia dentro che fuori dal carcere. Accertamenti sul permesso per uscire di cella senza scorta

Cavallari, il cellulare per organizzare la fuga. È caccia a chi gli ha fornito sim e documenti
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Andrea Cavallari, alias Antonio Saitta, credeva di spassarsela in Spagna, in attesa del contatto giusto. Quello che lo avrebbe "traghettato" verso un Paese lontano, probabilmente del Sud America dove l'estradizione non è garantita.

Camicia hawaiana, infradito e occhiali da sole, il latitante era sicuro di non lasciare tracce del suo soggiorno dorato, fatto di ristorantini sulla rambla di Barcellona o sulle spiagge di Lloret de Mar. Una fuga, meglio un'evasione, quella del principale responsabile della strage di Corinaldo, ben pianificata. Le indagini sul mancato rientro in carcere e la sua latitanza, divise fra le Procure di Ancona e di Bologna, puntano a individuare complici e fiancheggiatori interni ed esterni al penitenziario della Dozza, dove con pochi soldi si compra un cellulare "pulito", da nascondere nelle intercapedini delle celle o dei luoghi comuni. Con quello Cavallari riesce a organizzare il viaggio verso la Spagna per poi confondersi con i tanti turisti che affollano in questa stagione la Costa Brava. Si indaga soprattutto sull'amico che lo passa a prendere al ristorante dove il neo laureato in Giurisprudenza pranza con i genitori e la nonna e lo porta alla stazione centrale dove lo attende un'auto Ncc, noleggio con conducente, per raggiungere Milano. Da lì, solo con mezzi privati, supera i confini per arrivare a meta. Paga con carta di credito ricaricabile intestata a una ragazza ogni suo spostamento, alberghi, souvenir, pranzi e cene. Gliela cede l'amico fuori dal ristorante bolognese, assieme ai documenti contraffatti e agli 800 euro falsi?

È il primo interrogativo degli inquirenti, convinti che grazie al cellulare a sua disposizione dietro le sbarre, Cavallari abbia programmato tutto senza lasciare nulla al caso. Non è escluso che il contatto per ottenere soldi, cellulare e documenti sia avvenuto già all'interno della facoltà dell'Alma Mater. S'indaga sull'acquisto della sim intestata a una persona inesistente, sul falsario di banconote e passaporto, su tutti gli appoggi avuti in carcere. Non solo. Il fascicolo aperto per favoreggiamento dal pm Andrea De Feis vuole fare chiarezza anche sulla decisione del giudice di sorveglianza che gli concede il permesso per uscire dal penitenziario senza scorta.

Cavallari, condannato a 10 anni e 11 mesi per pluriomicidio preterintenzionale, detenuto dal 2019, deve scontare ancora cinque anni.

Non si è mai pentito e non ha mai chiesto scusa ai familiari delle vittime, cinque ragazzini tra i 14 e i 15 anni e una mamma di 39 anni, schiacciati dalla folla durante l'azione della sua banda di rapinatori a caccia di collanine tra la folla.

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